Ankara lancia la corsa per la Palestina all’Onu

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IL CAIRO – Acclamato come il nuovo paladino del riscatto islamico, il premier turco Recep Tayyp Erdogan è stato accolto al Cairo con grande calore. Erano qualche migliaio all’aeroporto l’altra notte con striscioni e slogan, mentre la capitale egiziana è tappezzata di manifesti giganti con il suo volto. Ieri mattina, applaudito dai ministri degli Esteri della Lega Araba – riuniti in una seduta straordinaria nel palazzo sull’angolo di Piazza Tahrir – ha pronunciato un discorso nel quale ha invitato tutti i Paesi della regione ad avviare riforme e dare risposte ai popoli che chiedono prima di tutto giustizia e democrazia. «Questo è un momento in cui si scrive la storia», ha detto con aria ispirata il premier turco.
Poi Erdogan è passato ai due argomenti più scottanti: i rapporti con Israele e l’appello ai Paesi arabi perché sostengano la richiesta palestinese di riconoscimento da parte dell’Onu il prossimo 20 settembre. «I nostri fratelli palestinesi devono avere il loro Stato, e noi dobbiamo fare in modo che la bandiera palestinese sventoli alle Nazioni Unite». La soluzione del conflitto israelo-palestinese è una «questione di umanità » perché lo “status quo” non può essere mantenuto a lungo. Per Erdogan, poi, Israele continua a prendere iniziative che minacciano «la sua stessa legittimità », tra cui l’uccisione di nove attivisti turchi a maggio 2010 e quella di cinque militari egiziani ad agosto. Il premier turco ha definito il blocco israeliano sulla Striscia «nullo e vuoto» e aggiunto che Ankara non normalizzerà  le sue relazioni con Israele fino a quando non ci saranno le scuse ufficiali per le vittime dell’attacco, una compensazione per i loro familiari e la fine dell’embargo a Gaza.
Non solo parole da Erdogan, perché da ieri tre navi da guerra turche hanno lasciato le loro basi navali per incrociare nel Mediterraneo orientale con la missione di proteggere gli interessi turchi in quell’area. Ma fatto ancor più allarmante la Turchia ha sostituito un software militare destinato ai suoi caccia, navi da guerra e sottomarini che non riconosce più come “amici” aerei e imbarcazioni israeliane. Il nuovo sistema “Iff” (Identification Friend or Foe) prodotto dall’industria elettronica militare turca (Aselsan) ha sostituito il software precedente, americano, che identificava automaticamente i mezzi israeliani come amici, impedendo così di colpirli visto l’alto livello di cooperazione militare che c’era fra i due ex alleati prima della crisi. Un segnale allarmante.
Nel suo tour egiziano il premier turco ha incontrato il capo del Consiglio supremo delle forze armate, il maresciallo Tantawi e il premier Essan Sharaf con cui sono stati firmati accordi di natura economica e militare. Prossime tappe del viaggio Tunisia e Libia.


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