Australia: per l’alta corte è illegale scambiarsi i richiedenti asilo

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 È illegale scambiarsi i richiedenti asilo. Lo ha detto ieri l’alta corte australiana nel giudicare l’accordo concluso dall’Australia con la Malaysia a luglio che prevedeva il trasferimento ogni anno in Malaysia di 800 richiedenti asilo che cercano di raggiungere l’Australia in barca. Qui le loro richieste sarebbero state elaborate da ufficiali delle Nazioni unite. In cambio l’Australia avrebbe accettato, per i successivi quattro anni, 4000 migranti con status già  riconosciuto.

La corte australiana, su istanza di due rifugiati afghani, ha però ritenuto illegale l’accordo: l’Australia violerebbe sia le sue norme interne che gli obblighi internazionali. La legge sull’immigrazione nazionale «impone che il paese di accoglienza osservi certi criteri in materia di diritti dell’uomo», quelli previsti dalla convenzione Onu sui rifugiati del 1951. La Malaysia però non ha firmato la convenzione e l’Australia, quindi, trasferendo i richiedenti asilo nel paese asiatico non garantirebbe il rispetto dei loro diritti. Inoltre il ministero dell’immigrazione australiano non ha il potere legale di sbarazzarsi di richiedenti asilo con uno status non ancora determinato.
La decisione è stata assunta a larghissima maggioranza dalla Corte, 6 a 1, ed è un ulteriore schiaffo al governo laburista di Julia Gillard, già  traballante nei sondaggi in vista delle prossime elezioni. «La decisione è profondamente deludente», ha dichiarato alla stampa Chris Bowen, ministro dell’immigrazione, che ha aggiunto: «È un colpo notevole ai nostri sforzi di bloccare il contrabbando di persone via mare». L’accordo nelle intenzioni del governo rientrava infatti nella politica di contrasto al traffico di esseri umani.
L’asilo politico è un tema caldo nel paese, dove ha scatenato già  da molti anni un intenso dibattito politico sul rapporto tra sicurezza dei confini (soprattutto marittimi) e diritti dei rifugiati. Nel 2001 l’ex primo ministro, il conservatore John Howard, aveva raccolto grandi consensi per la decisione di usare l’esercito per bloccare l’ingresso nelle acque australiane di una nave piena di rifugiati salvati da una barca che stava affondando nell’ocenano indiano. L’Australia ha circa 23 milioni di abitanti, e riceve ogni anno poche centinaia di richiedenti asilo.
Il governo aveva già  iniziato delle negoziazioni anche con Papua Nuova Guinea per riaprire il centro di detenzione per immigrati dell’isola di Manus, in disuso dal 2004, e la decisione di ieri potrebbe spingerlo ad attivare di nuovo anche il centro di detenzione di Nauru, remota isola del pacifico. Entrambi erano stati utilizzati dal precedente governo, nell’ambito della controversa politica della «Soluzione pacifica», per rinchiudere i richiedenti asilo che arrivavano sulle coste e spedirli in altri stati per le procedure di riconoscimento. Adesso non potrà  più sbarazzarsene, ma l’eventuale apertura dei due centri non promette comunque niente di buono. La corte decide a larghissima maggioranza. Il governo potrebbe riaprire due centri di detenzione al momento in disuso.


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