Banca Etica e BCC: “Manovra iniqua, penalizza le cooperative e le imprese sociali”
“Se la misura sarà approvata in via definitiva – ha commentato il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri – ancora una volta assisteremo a un vergognoso attacco ai cittadini più fragili di questo Paese e a quelle imprese sociali che anche durante la crisi hanno dimostrato capacità di tenuta aumentando servizi e posti di lavoro”. Biggeri ricorda quindi che “il regime fiscale previsto per le imprese cooperative è stato peggiorato più volte nel corso degli ultimi 15 anni e nonostante questo le cooperative sono cresciute con successo nello sviluppo di un’economia mutualistica, radicalmente diversa da quella che ci ha portato a questa crisi”.
“Eppure – sottolinea il presidente di Banca Etica – il Governo Italiano continua a dimostrasi timido nell’aggredire il motore finanziario della crisi e quindi a presentare il conto a speculatori, grandi evasori fiscali, grandi patrimoni,mentre alza un pugno di ferro contro le imprese sociali e i cittadini più fragili che usufruiscono dei loro servizi. Le cooperative – in particolare quelle sociali – rappresentano una larga parte della base sociale di Banca Etica e della nostra clientela: da 13 anni lavoriamo per garantire risorse finanziarie a queste imprese che mettono il bene comune prima del profitto e da 13 anni le vediamo colmare un po’ alla volta i troppi buchi lasciati vuoti dallo stato sociale, nonostante gli inaccettabili ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Le vediamo crescere nonostante tutto e vediamo crescere con loro il numero di persone fragili che finalmente hanno un lavoro, un asilo, un’assistenza domiciliare”.
“E’ inaccettabile – conclude Biggeri – che a pagare siano tutti loro mentre speculatori ed evasori sono marginalmente coinvolti e non si attua una logica progressiva sui patrimoni. L’obbligo di risanare i conti dello Stato va perseguito attraverso misure socialmente eque. Banca Etica – insieme alle reti civili e sociali italiane – propone ad esempio la tassazione delle transazioni finanziarie, l’abolizione dei paradisi fiscali, la riduzione delle spese militari, l’introduzione di una tassa patriominiale a carico del 20% della popolazione più abbiente e altre misure condivise nell’Appello per la riforma dei mercati finanziari presentato a Terrafutura nel 2009 e aggiornato nel 2011”.
Anche le Banche di Credito Cooperativo (BCC) con una nota sul loro sito denunciano “la particolare iniquità del provvedimento” – attuato “senza alcuna considerazione della tutela costituzionale accordata alla cooperazione mutualistica – che aumenta la base imponibile di tassazione delle imprese cooperative e penalizza pesantemente, per la seconda volta nell’arco di poche settimane, le oltre 400 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane”.
“Tale provvedimento .- come sottolineato anche di recente in una nota della Alleanza delle Cooperative Italiane – priva le BCC di una fonte di capitalizzazione importante, proprio in un momento in cui – nell’esigenza di rispettare le nuove regole di Basilea – tutte le banche ne hanno maggiormente bisogno. Le BCC, difatti, non hanno altri mezzi di rafforzamento patrimoniale e non possono – a differenza delle banche spa – ricorrere al mercato”.
Attraverso tale provvedimento (che, va ricordato, aumenta il prelievo impositivo ai fini IRES in aggiunta all’aggravio IRAP definito con la manovra di luglio) si genera un danno grave ed immediato andando a colpire un sistema – quello delle banche locali cooperative – che dallo scoppio della crisi ha svolto con coerenza il proprio ruolo “anticiclico”, facendo davvero sforzi straordinari per consentire a centinaia di migliaia di famiglie ed imprese di sostenere l’urto della crisi: gli impieghi delle BCC in tal senso si attestano oggi attorno ai 150 miliardi di euro.
“Tutto ciò – prosegue la nota delle BCC – si rifletterà , direttamente, sulla capacità delle BCC di erogare prestiti a famiglie ed imprese. Sulla base dei coefficienti di patrimonializzazione e di ponderazione del rischio è possibile prevedere che, per ogni milione in meno che le BCC potranno capitalizzare, ci saranno circa 20 milioni in meno di impieghi a sostegno dell’economia reale”.
Le BCC ricordano che la cooperazione italiana, che contribuisce all’8 per cento del Pil del nostro Paese, che rappresenta 83 mila imprese ed oltre 12 milioni di soci, è nella Costituzione riconosciuta e promossa in ragione della sua funzione. Non finalizzata al profitto individuale, ma ad un vantaggio collettivo. “Il rischio reale – conclude la nota delle BCC – è che quel contributo allo sviluppo del nostro Paese che la cooperazione di credito, nello specifico, ha assicurato in questi anni, venga bloccato proprio mentre dovrebbe, invece, essere stimolato”.
La voce delle Banche di Credito Cooperativo e di Banca Etica si sommano alle numerose – già rilevate nei giorni scorsi – che hanno denunciato l’impatto devastante sulla cooperazione internazionale e sull’assistenza in Italia e la generale disattenzione verso le politiche sociali.
E soprattutto – come ha messo in evidenza la campagna Sbilanciamoci! – anche questo provvedimento, come i precedenti, non affronta in modo strutturale il problema del debito e non mette in campo misure significative per il rilancio dell’economia. Affronta la crisi solo sul fronte dei tagli della spesa pubblica – e prevalentemente della spesa sociale -, mentre non vi è una misura credibile capace di rilanciare l’economia. Anzi, questa manovra, come la precedente, ha un impatto depressivo e recessivo: comprime la domanda interna, i consumi, i salari e con essi la produzione. [GB]
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