Bpm, bufera sindacale sulla nuova governance

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MILANO – Il day after è ancora peggio della vigilia: alla Bpm va in onda il caos più completo, con i sindacati nazionali che sconfessano apertamente l’operato spartitorio delle rappresentanze interne alla Bpm e, a quando pare, un pressing ancora più forte da parte della Banca d’Italia, che peraltro da qualche giorno è tornata a presidiare la popolare. Il punto più caldo ovviamente è come la Vigilanza valuterà  il nuovo Statuto, licenziato a notte fonda e dopo aspre polemiche interne. Il modello di duale, a quanto trapela, potrebbe non essere sufficientemente netto nel distinguere i ruoli del consiglio di sorveglianza rispetto a quello di gestione; ancora peggio viene considerata l’immediata corsa ad occupare le caselle di entrambi gli organismi, ad opera dell’associazione Amici. Un’attività  che ha chiamato in ballo, rigorosamente divisi per sigle sindacali, vari nomi. Tra questi, per il consiglio di gestione sarebbero stati indicati Davide Croff, in passato presidente di Bpm 360 gradi, un’associazione che aveva cercato di contrastare lo strapotere di Amici, e amico di vecchia data di Andrea Bonomi, aspirante azionista di peso (sebbene ieri abbia opposto un no comment) e a sua volta candidato nel cdg, insieme peraltro a Dante Razzano, a sua volta molto vicino a Bonomi.
Ma proprio sugli Amici potrebbero arrivare a breve gli strali di Bankitalia. Ammesso che approvi il nuovo Statuto (e molti ne dubitano) la Vigilanza potrebbe comunque ricorrere ai suoi poteri, impedendo il voto in assemblea dell’associazione. E’ un diritto previsto dal Testo unico bancario, all’articolo 20, mentre un altro articolo, stavolta il 53, le dà  la possibilità  di indire assemblee ad hoc.
La prossima, alla Bpm, è fissata per il 22 ottobre, e dovrà  eleggere appunto il nuovo consiglio di sorveglianza (e questo a sua volta quello di gestione). In quella sede un paio di fondi internazionali sarebbero intenzionati a promuovere un’azione di responsabilità  nei confronti dell’associazione Amici. A ruota partirà  l’aumento di capitale. Un passaggio che non desta alcuna preoccupazione, anche senza l’ingresso di un socio forte come Matteo Arpe o Andrea Bonomi, secondo il vice presidente della banca Graziano Tarantini: «Sono convinto che l’aumento di capitale potrà  avere una buona riuscita sul mercato e sono ottimista sul fatto che non ci sarà  inoptato». Tuttavia la banca si starebbe già  attrezzando: secondo quanto riporta Radiocor, ci sarebbero fondi a condizioni di favore per sottoscrivere le nuove azioni, mentre il presidente (probabilmente uscente) Massimo Ponzellini ha affermato che con il nuovo Statuto «pensiamo di aver soddisfatto Bankitalia».
Di sicuro, il documento sugli accordi sulle carriere interne e i pre-accordi spartitori tra le sigle della Bpm non sono andate giù ai sindacati nazionali, che hanno duramente stigmatizzato i referenti interni; la Fiba ha accettato le «dimissioni immediate dei responsabili dell’accordo»; la Fabi ha preso nettamente le distanze e si è riservata di valutare «il comportamento dei propri singoli dirigenti sindacali interni alla Bpm» in una prossima riunione; altrettanto duri i giudizi di Uilca e Fisac («la partecipazione non deve mai produrre percorsi di carriera e agevolazioni per i sindacalisti», ha detto Agostino Megale).


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