Bpm stretta tra cavalieri bianchi e deposito liste per l’assemblea

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MILANO – Clima sempre più incandescente alla Bpm, mentre si moltiplicano i potenziali investitori che potrebbero farsi avanti. Sullo sfondo continua a rimanere Matteo Arpe, sebbene la sua partecipazione sia antitetica agli scenari e agli assetti di governance che si vanno delineando; al contrario, si stanno facendo avanti il fondo Clessidra e il fondo Investindustrial, di Andrea Bonomi. «Siamo stati chiamati da Mediobanca, stiamo studiando il dossier, ma non siamo in supporto di nessuno, né pro né contro», spiegano da Clessidra. Il fondo, che fa capo a Claudio Sposito, è già  nel pianeta Bpm, essendo socio con Clessidra capital partners II del 38,11% di Am holding, il polo del risparmio gestito creato dalla stessa Popolare Milano con Mps. Il presidente e amministratore delegato del Fondo Clessidra potrebbe recarsi nei prossimi giorni in Banca d’Italia, per illustrare il proprio progetto.
Di sicuro, mentre sale la tensione in vista della presentazione delle liste per l’elezione del consiglio di sorveglianza, continuano le risse all’interno delle sigle sindacali di Bpm e tra queste e le segreterie nazionali (secondo le attese, mercoledì la Fabi dovrebbe commissariare i vertici milanesi della sigla sindacale).
La tensione è ai massimi livelli; comunque, sempre che da qui al momento dell’assemblea non ci siano altri colpi di scena clamorosi, l’attenzione interna è catalizzata dalla compilazione delle liste per il consiglio di sorveglianza. Quella di maggioranza, espressa dagli Amici (secondo l’assetto attuale e sempre che Bankitalia non impedisca loro il voto in assemblea) otterrà  undici voti, altri due sono riservati al Credit Mutuel e alla Fondazione Cassa di Alessandria, mentre altri sei sono di competenza delle altre liste. Due però sono riservati dal nuovo Statuto ad organismi di investimento collettivo (i fondi comuni) sempre che presentino liste e a condizione che raccolgano almeno 100 voti, per cui i soci di minoranza “storici” di Bpm sono destinati a fare una cura dimagrante: i sei della minoranza che attualmente fanno capo ai Soci non dipendenti e alla Lista pensionati (in larghissima prevalenza) saranno infatti costretti a questo punto a scendere a quattro posti complessivi. Ed è ragionevole pensare che a questo punto le due associazioni – che negli ultimi mesi hanno fatto fronte comune, anche con la presentazione di uno Statuto alternativo al modello duale e relativo voto contrario in cda – non si facciano la lotta e puntino a due posti in consiglio ciascuno. Il che significa, anche per loro, rinunciare ad un pezzo di rappresentanza rispetto alla situazione attuale. Cresce invece di un’unità  il plotoncino della lista di maggioranza (11 membri su 19 contro i 10 su 18 precedenti).
Per il momento, l’unico che vince è il titolo in Borsa: anche ieri ha guadagnato il 3,99%.


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