Bpm, via libera al piano Bankitalia ma i sindacati interni puntano i piedi

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MILANO – Clima incandescente alla Bpm. Mentre si avvicina il momento delle scelte irreversibili – e la prima scadenza in tal senso è quella del 27 settembre, con il cda che dovrebbe varare le riforme del sistema duale – cresce l’inevitabile nervosismo delle forze in campo. Ieri i sindacati nazionali sono stati ricevuti dalla Banca d’Italia: l’incontro, durato due ore, ha permesso di fare il punto sulla situazione. Il senso politico del comunicato emesso unitariamente alla fine è una sorta di sconfessione di sistemi duali “annacquati”, scritti per permettere alle attuali componenti interne alla Bpm di continuare a governare la banca. Linea che recepisce in pieno la posizione di Via nazionale, che ha anche a disposizione molte munizioni legali per fare valere le sue idee: a partire dall’articolo 20 del Testo unico bancario, che può portare fino alla sterilizzazione del voto di alcune componenti dell’assemblea.
Comunque, mentre le componenti nazionali si sono espresse con grande chiarezza in favore di un modello di duale che sia “più rigoroso ed equilibrato” – espressione considerata una sconfessione più o meno aperta delle bozze di riforma di Statuto finora attribuite al presidente Massimo Ponzellini – e sono altrettanto favorevoli all’arrivo di investitori «istituzionali che possano apportare rilevanti risorse finanziarie … ed eccellenza manageriale» (passaggio considerato da molti propedeutico alla discesa in campo di Matteo Arpe) quasi nelle stesse ore i rappresentanti dei sindacati interni di Bpm, riuniti nell’Associazione Amici, con un’iniziativa autonoma avrebbero avviato contatti con Andrea Bonomi, l’imprenditore milanese patron di Investindustrial, che sarebbe interessato a una mera partecipazione finanziaria senza cambi nella governance o nella gestione. Altre fonti parlano anche di una possibile discesa in campo di famiglie milanesi di una certa rilevanza, senza però fornire dettagli, mentre la segreteria nazionale della Fabi a proposito di possibili cavalieri bianchi ha seccamente ricordato che «Segreteria nazionale e Comitato direttivo centrale dell’organizzazione è l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento», smentendo dunque altri abboccamenti.
Ma se la confusione è grande, né potrebbe essere altrimenti vista la rilevanza della posta in gioco, il tempo stringe. Non solo perché Bankitalia – e i sindacati nazionali – premono per una governance chiara, senza tentativi gattopardeschi di lasciare inalterato lo status quo nonostante le apparenti rivoluzioni, ma anche perché il 31 ottobre scade il contratto che lega il consorzio bancario di garanzia alla banca per l’aumento di capitale. In questo clima, sarebbe sicuramente molto rischioso indurre qualche banca nella tentazione di chiamarsi fuori; né la situazione patrimoniale di Bpm consente di traccheggiare troppo.


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