Carcere e amnistia, Nitto Palma apre i lavori al Senato

by Sergio Segio | 15 Settembre 2011 7:13

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E invece il leader Marco Pannella, la deputata Rita Bernardini e la segretaria dell’associazione «Il Detenuto Ignoto», Irene Testa, hanno ricominciato proprio ieri lo sciopero della fame. Il segnale è chiaro: Parlamento e governo non pensino di cavarsela con una sola seduta d’Aula.
Nella richiesta di convocazione al Senato – e anche alla Camera, dove ieri si è superata la soglia minima di 210 firme necessaria per la seduta straordinaria – «si parlava dell’urgente necessità  di discutere e votare un documento che fissi modi e tempi certi per l’esame dei provvedimenti di amnistia, indulto, depenalizzazione e carcerazione proposti dai Radicali», ricorda la senatrice Donatella Poretti. «L’appuntamento di mercoledì prossimo, quindi – conclude Poretti – sarà  solo l’inizio dei lavori». È questo l’obiettivo della «lotta nonviolenta» di Pannella e delle duemila persone che a Ferragosto vi hanno preso parte digiunando per un giorno.
Impossibile, d’altra parte, anche per Nitto Palma non tenere conto del monito del presidente Napolitano alle istituzioni affinché prendano in considerazione ogni possibile soluzione a «una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile». Così ieri il Guardasigilli, in vista della seduta di mercoledì, ha incontrato il presidente del Forum della sanità  penitenziaria Roberto Di Giovan Paolo, senatore Pd, per discutere di uno dei problemi più scottanti del carcere, quello dell’accesso limitato alle cure che insieme al sovraffollamento trasforma la detenzione nelle celle italiane in «trattamento inumano e degradante» sanzionato nel 2009 dalla Corte europea dei diritti umani. A dicembre il Forum ha organizzato la prima riunione dei 203 comuni italiani che ospitano carceri. Sul tavolo le questioni sono tante, a cominciare dagli Ospedali psichiatrici giudiziari che, come ha denunciato ieri anche il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, sono ormai a un punto limite. «I politici invece delle solite passerelle – esorta il Sappe – si facciano carico del loro ruolo istituzionale per cercare di risolvere il problema delle condizioni disumane che si possono trovare negli Opg».

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