Cari studenti, tra i banchi imparate la ricchezza delle differenze

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Non parlo solo dell’utilità  pratica, certo importante, ma anche di quella che consiste nel saper godere di tutti i piaceri che l’esercizio dell’intelligenza e della sensibilità  può fornire. La vostra fortuna nel futuro può essere maggiore o minore; ma voi potrete sempre, se trarrete profitto dagli anni di scuola, ricorrere al tesoro costituito dall’acquisita capacità  di comprendere i fatti e di saper riflettere sulla realtà . Poi, la “società  degli studi” dovrebbe fornirvi non solo conoscenze, ma anche strumenti per l’interpretazione, persino la capacità  di apprezzare la bellezza e la sensibilità  per l’equilibrio del nostro ecosistema. Leggendo un libro — è vitale continuare a farlo — penserete con gratitudine a chi vi ha insegnato a leggere e capire; vedendo una pittura o un edificio, sarete in grado di apprezzarne le qualità . Avrete sempre maggiori curiosità  per il mondo che vi circonda.
Imparare è un piacere, ma è anche una fatica. Pedagoghi troppo indulgenti hanno cercato di trasformare questa fatica in divertimento, o di alleggerirla. Ma c’è poco da fare. Perché le nuove conoscenze entrino nelle nostre teste, è necessario un impegno, dunque uno sforzo; solo poi, una volta assimilate queste conoscenze, sentiamo il sollievo, anzi la gioia di chi ha fatto una conquista. Se ci pensate bene, sforzo e sollievo sono analoghi a quelli di chi esercita uno sport: eliminarli sarebbe come offuscare la realtà  dello sport. Notate poi che l’allenamento aumenta la capacità  di allargare il nostro orizzonte, sinché apprendere diventa quasi un’abitudine.
Da oggi, voi farete parte di classi in cui incomincerete a esercitare l’arte della convivenza sociale: i rapporti con gli altri studenti, con i docenti, con le autorità  scolastiche, sono un piccolo modello di Stato. Vi accorgerete che seguendo i principi della giustizia, e magari della carità , questi rapporti si rivelano scorrevoli; e l’impegno comune (insegnamento e apprendimento) li garantisce. Non incominciate nemmeno per leggerezza a praticare la prepotenza, peggio se in gruppo. La parola vigliaccheria, parente di vergogna, dovrebbe farvi detestare qualunque cedimento a questa tentazione, anche perché questi cedimenti vi priverebbero moralmente dei vostri diritti entro la comunità . Quanto poi alla furbizia, ricordatevi che è l’arma dei deboli, lasciatela perdere.
Soprattutto se siete in una scuola di Stato, constaterete differenze di opinione tra i docenti. È una grande ricchezza. Perché potrete riflettere su queste differenze, e farvi un’opinione personale. Da tutti si può imparare; nessuno va condannato per le sue idee. Tenete presente che lo spirito critico vi mette al sicuro dagli impostori grandi e piccoli, che ci insidiano tutti. E ricordatevi che anche i mass media, preziosa fonte di notizie e spettacoli e modi d’essere, vanno sempre, dico sempre, sottoposti a verifica, facile per chi è un po’ scaltrito. Utilizziamo tutti Internet; ma dobbiamo renderci conto che qualunque dato o notizia che fornisce è soggetto a errori o mistificazioni, e va controllato.
E non dobbiamo chiudere gli occhi. Sono in atto cambiamenti nell’organizzazione degli studi: non sappiamo ancora come funzioneranno, e occorre una certa duttilità , oltre che la capacità  di segnalare con fermezza gli errori di programmazione. Per di più, i cambiamenti hanno luogo in un momento di crisi economica europea, e particolarmente italiana. Questo significa, non nascondiamocelo, gravissime riduzioni di spesa e di personale, in un ambito nel quale il nostro Paese è già  molto arretrato. Qui non è possibile dare suggerimenti. Bisogna comunque farsi sentire a tutti i livelli degli organismi scolastici, insistendo soprattutto sul fatto che dalla nostra scuola verranno fuori i futuri cittadini e cittadine, che la vostra generazione costituirà  il fulcro dell’Italia di domani. Anche in questo caso la lucidità  e la forza delle idee potrà  essere una buona base.


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