Classe-ghetto, scontro tra Pisapia e la Gelmini

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MILANO – Il ministero della Pubblica Istruzione, a pochi giorni dall’apertura dell’anno scolastico, ha detto no: quella classe prima non s’ha da fare. Troppo pochi gli iscritti, e soprattutto stranieri. Verranno smistati nelle scuole vicine. Ma i genitori della scuola elementare di via Paravia, quartiere San Siro ad alto tasso di immigrati, non si danno per vinti e dopo aver denunciato il ministro Gelmini per discriminazione annunciano altre iniziative e proteste. E sulla soppressione dell’unica classe prima della scuola – che mette a rischio l’esistenza stessa nei prossimi anni dell’elementare – interviene anche il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, con un appello. «È incredibile pensare di risolvere un problema di integrazione con la discriminazione, chiudendo una classe di una scuola importante dove studiano anche ragazzi italiani – ha detto Pisapia – Lancio un appello ai genitori della zona a iscrivere in quella elementare i loro bimbi in modo da risolvere il problema dal punto di vista tecnico, anche se credo sia un problema di tipo politico».
«La decisione ministeriale è stata presa forse troppo in fretta, non si è voluto capire – ha aggiunto il vicesindaco e assessore all’Educazione Maria Grazia Guida – Avevo chiesto al ministro dell’Istruzione e al provveditore una deroga alla soglia del 30% di stranieri per quel caso. A noi non è arrivata alcuna comunicazione, abbiamo appreso la decisione dai giornali, nonostante avessimo già  avviato un progetto per accorpare la scuola con una elementare comunale».
La decisione del ministero di impedire la formazione della classe è motivata con il tetto del 30 per cento di stranieri previsto dal decreto Gelmini. Ed era stata proprio la scuola di via Paravia, dove da anni i ragazzini italiani non superano il 10 per cento, ad ispirare il provvedimento varato dal ministro della Pubblica Istruzione. In una nota del Ministero si spiega che i bambini, e si parla di dieci alunni iscritti, verranno smistati perché «non si favorisce l’inserimento degli immigrati se si creano classi ghetto frequentate solo da stranieri».
In realtà  gli iscritti sono 15. «Due sono italiani, tutti gli altri sono nati in Italia e qui hanno frequentato l’asilo», spiega un genitore. Già  nel passato erano state organizzate iniziative per impedire lo scioglimento dell’unica prima classe: dalla manifestazione dello scorso giugno alla lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ora le famiglie si sono rivolte ai legali dell’Associazione «Avvocati per niente» contro il provvedimento ministeriale giudicato discriminatorio. «La classe sarebbe stata formata se gli alunni fossero stati tutti italiani – si legge nel ricorso urgente – Eppure il testo unico sull’immigrazione prevede che per i minori stranieri si applichino tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all’istruzione».


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