Formigoni: una costituente nel 2012

by Sergio Segio | 5 Settembre 2011 6:59

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ROMA — Il governatore lombardo Formigoni ha in mente chiaro il percorso. Una «grande costituente di centro» da convocare entro la primavera 2012. Una nuova formazione politica, che unifichi l’area moderata italiana (partiti, società  civile, cittadini) per le elezioni 2013. «Ci stiamo lavorando, con Alfano, segretario Pdl», dice Formigoni. Per lui, «sarà  un Popolo della libertà  allargato ad altri». Ma «siamo pronti a cambiare il nome Pdl».
Formigoni sarebbe la lettera «F» del Caf anni 2000, ipotizzato ieri da Massimo Franco sul Corriere della Sera. Casini, Alfano, Formigoni, anziché Craxi, Andreotti, Forlani (erano gli anni 90). Un nuovo Caf, auspicato da parte del Vaticano come scenario post-Berlusconi. Berlusconi è ancora presente… «Però — dice Formigoni — ha lasciato intendere che nel 2013 preferirebbe non essere più della partita. E se il nostro progetto andrà  in porto, avrà  lasciato un’eredità  politica stabile». Quindi, non stiamo parlando di una nuova Democrazia cristiana? «Dai miei interlocutori in Vaticano non ho mai sentito nostalgie della Dc. E una nuova Dc non avrebbe senso in un sistema bipolare, che io sostengo. Noi dobbiamo rispondere all’attuale sconcerto dell’elettorato, all’astensionismo enorme. Creare un partito nella tradizione del popolarismo europeo e poi ricontrattare l’alleanza con la Lega, per restare maggioranza nel Paese». Ma Casini ci starà ? Non è bipolarista… «Casini ha visto avvelenarsi questo bipolarismo, ma era nato bipolarista».
Pier Ferdinando Casini si muove con la consueta cautela. Ha avuto un incontro riservato con Alfano («ragazzo intelligente, un amico») a luglio, ma non intenderebbe andare oltre finché il cordone ombelicale fra il segretario e Berlusconi non sarà  reciso. Non vuole, soprattutto, fare il satellite del «Pdl allargato». Ora pensa a un’ampia coalizione per salvare l’Italia. Per il dopo, vede i mondi cattolici come linfa preziosa per una grande area moderata e liberale, un partito laico, modello Partito popolare spagnolo. A dispetto di ciò che pensa Formigoni, Casini ripeterebbe che lo schema bipolare senza Berlusconi non esista.
Con minori ambizioni personali sulla gestione del futuro, il presidente dell’Udc di Casini, Rocco Buttiglione, va più in là . Sottolinea che il mondo cattolico è un «giacimento» prezioso per il futuro, come ha detto recentemente Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università  Cattolica del Sacro Cuore. Il giacimento sono i neocatecumenali, l’Azione cattolica, le Acli, il mondo largo del volontariato religioso, ma anche parte del sindacato, della Confindustria, della Confcommercio: «Da qui, da chi crede in qualcosa deve nascere il ricambio della classe dirigente». Per un nuovo partito cattolico? «Nessuno vuole un nuovo partito cattolico, neanche in Vaticano. Piuttosto un partito laico, in cui possano militare amici ebrei e islamici e non credenti. Un partito a forte ispirazione cristiana, basato sui princìpi del diritto naturale». Guidato dal nuovo Caf, Casini, Alfano, Formigoni? «Auguro a tutti e tre un grande futuro politico, ma spero anche nell’arrivo di energia nuova, di impegno morale dalla società  civile qualificata».
Da tempo notevole è il fermento nel mondo cattolico e sul mondo cattolico. Buttiglione ricorda gli interventi di Riccardi, di De Rita e anche di Galli Della Loggia. Ma si può cambiare con Berlusconi al centro della scena? «Il berlusconismo è finito, tuttavia Berlusconi resta: è un ostacolo al rinnovamento. E il Pdl non si può riformare, la sua finalità  interiore, entelechia direbbe Aristotele, è solo Berlusconi». Il Vaticano, sostiene Buttiglione, osserva la realtà  con preoccupazione: Berlusconi non è più ritenuto partner possibile, ma si confida che i cattolici partecipino alle novità  politiche, con impegno e schiena diritta. In autonomia rispetto alla Chiesa: «Don Sturzo ritorna…».
E i cattolici che stanno oggi nel centrosinistra? Formigoni è sicuro che soffrano all’idea di allearsi con Vendola e Di Pietro e siano pronti a convergere su un’alleanza dei moderati. Giuseppe Fioroni dice che non è questo il tema del momento: «Uscirò dal Pd quando non potrò più starci con la schiena diritta». Oggi il compito dei cattolici, in ogni partito, è un altro: «È stata sostituita all’etica la leadership che buca i teleschermi, ha prevalso la società  dei furbi, in cui esistono solo nemici da battere. I cattolici devono ricostruire il ponte, il comune sentire, coltivare l'”amicizia pensante” coniata da Riccardi. Poi si potrà  ricominciare a fare politica. Un lifting del Pdl con posti a tavola aggiunti non può funzionare».
Il mondo cattolico è in cerca di un federatore? Formigoni assicura che la questione del leader verrà  dopo, oggi vanno accantonati gli egoismi personali. «Il domani è in mano a Cristo», sospira Fioroni, per restare in argomento.

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