I radicali non votano Il Pd valuta l’espulsione
Una dissociazione non prevista e non comunicata preventivamente che fa circolare i peggiori veleni. «Si sono venduti al Pdl», dicono alcuni pd. «È per la convenzione di Radio Radicale in scadenza», dicono altri. Loro, i radicali, parlano esclusivamente di amnistia. Il giorno prima Emma Bonino era intervenuta in Senato per esprimere lo «sconforto» sul silenzio dei mass media sulla «battaglia di legalità » dei radicali: «L’amnistia non è solo un atto di clemenza, ma un modo per fare le riforme». Alla stessa logica appartiene la clamorosa dissociazione di ieri: parlare d’amnistia.
Eppure l’effetto non pare raggiunto. Rosy Bindi è tranchant: «Comportamento inqualificabile». Dario Franceschini: «Incomprensibile e intollerabile». Giachetti non l’ha presa bene: «Scelta sbagliata, grave e incomprensibile. Metodo inaccettabile. Mezz’ora prima la Bernardini non mi ha voluto comunicare il loro voto. Questo è grave». Detto questo, «prima di epurare qualcuno, pensiamoci bene. È stata una pugnalata alle spalle ma siamo pur sempre democratici. Vengano al direttivo e spieghino».
I radicali sono irraggiungibili. Rita Bernardini risponde che è «in riunione». Nel Pd, intanto, si sprecano le dietrologie. Dicono che Denis Verdini stia tessendo la trama per sottrarli all’opposizione. Prima del voto ha chiamato il radicale Maurizio Turco. Che, però, non lo ha informato della protesta.
Related Articles
La parentesi della Costituzione
il capo dello Stato, in serena vacanza in Trentino, si scandalizza che taluno evochi derive autoritarie (sic!). Un tempo, per molto meno (la cosiddetta legge truffa), si dimisero ben due presidenti del senato
Bolzano, il vice di Durnwalder prende più di Sarkozy
Dai presidenti agli assessori di Alto Adige e Trentino I superstipendi delle Province autonome vincono su tutti
Le due «piccole intese» che mettono a rischio la tenuta del governo
I percorsi sono solo in apparenza convergenti. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, vuole chiudere entro il mese un’intesa che si chiamerà «Impegno 2014», e che dovrebbe garantire la continuità del suo governo per almeno dodici mesi.