Il caso Italia scuote la Bce Si dimette un consigliere
BERLINO — Era fortemente contrario all’acquisto dei titoli di Stato di Italia e Spagna e non lo aveva nascosto, votando contro la decisione in una drammatica riunione di emergenza ad agosto. Ieri se ne è andato, sbattendo la porta, dal comitato esecutivo e dal consiglio direttivo della Banca centrale europea. «Le dimissioni di Jà¼rgen Stark sono un disastro, per la Bce, per la Germania e per l’Europa», ha sintetizzato senza mezzi termini il quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Ma questo addio (motivato, come spesso accade nelle grandi crisi, da «ragioni personali») è stato anche un disastro per le Borse, che hanno vissuto un nuovo venerdi nero, e per l’euro, che ha chiuso sotto 1,37 dollari, ai minimi da sei mesi e mezzo.
Il capo economista della Bce è il secondo rappresentante tedesco che abbandona l’Eurotower in pochi mesi. Lo aveva già fatto in febbraio il presidente della Bundesbank, Alex Weber. «Stark aveva la stessa opinione sull’acquisto dei titoli di Stato di Weber e dell’attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann. C’è un problema tra la Germania e i vertici della Bce», ha dichiarato a Deutsche Welle l’economista Manfred Neumann. Ma il no della Germania non ha impedito alla Bce, nelle ultime settimane, di acquistare obbligazioni di Italia e Spagna per 35 miliardi di euro, riducendo così significativamente lo spread con i titoli tedeschi, dopo quanto era stato fatto, nella stessa direzione, a partire dal maggio 2010, nei confronti di Grecia, Irlanda e Portogallo. Sono in molti adesso a chiedersi, guardando con preoccupazione agli effetti che hanno avuto queste dimissioni, se Stark renderà pubblico il suo dissenso oppure rimarrà in silenzio.
Intanto, a tarda sera, ha parlato Angela Merkel, che, secondo le ricostruzioni di molti giornali, sarebbe rimasta spiazzata dalla scelta del «falco» che sedeva dal 2006 nell’esecutivo della Bce ed era stato negli otto anni precedenti vicepresidente della Bundesbank: una scelta, tra l’altro, giunta due giorni dopo un forte discorso in cui la cancelliera aveva ribadito il legame indissolubile tra la il futuro della Germania e quello dell’Unione europea. La Merkel ha ringraziato Stark (come ha fatto anche nel comunicato che annuncia l’addio il presidente della Bce Jean-Claude Trichet) per il «grande lavoro» svolto per una moneta unica «stabile» e per avere incarnato quella cultura della stabilità «a cui il governo aderisce da sempre». Sul concetto della necessità di garantire la stabilità dell’euro aveva insistito poco prima anche il ministro delle Finanze Wolfgang Schà¤uble.
Al di là della parole, sembra comunque molto importante per capire le mosse della cancelliera (che deve affrontare alla fine di settembre un delicato voto parlamentare sul rafforzamento del fondo salva-stati cercando di sconfiggere le voci di dissenso che vengono dalla sua stessa maggioranza) il profilo dell’uomo che sarebbe stato scelto per la successione di Stark: il sottosegretario alle Finanze Jà¶rg Asmussen, socialdemocratico. «Giovane, di successo, pieno di voglia di fare», come scrive Der Spiegel, Asmussen ha lavorato con l’ex ministro Spd Peer Steinbrà¼ck (ritenuto il più titolato candidato alla cancelleria nel partito di Brandt), è stato poi confermato da Schà¤uble e ha partecipato all’elaborazione dei piani di salvataggio nella crisi del debito. Un tecnico ritenuto da molti più vicino all’attuale linea della Banca Centrale europea. Si dice che la sua frase preferita sia: «Non preoccupatevi, è tutto sotto controllo». Speriamo che abbia ragione.
Related Articles
SE LA CONFINDUSTRIA DIVENTA UN PESO PIUMA
L’Associazione e il sindacato perdono in capacità d’influenza E Monti dice: riforma anche senza di voi
Quattro manager per Fiat-Chrysler
Pronta la nuova struttura. Fassino a Marchionne: non congeli Fabbrica Italia. Gli analisti: utile del trimestre a 110 milioni. Fiom: il Lingotto è come il Titanic
La corsa di Tsipras per convincere i mercati “Tagliateci il debito e l’euro non morirà”
Gli economisti della sinistra radicale incontrano i fondi a Londra per evitare il corto circuito spread e Borse a picco. Il piano: “Vogliamo uno sconto, come la Germania nel ‘52”