Il ministero di Monza apre. Ma solo per la Lega
MILANO — «Massì, massì… meglio così. Meglio un taglio netto che l’asfissia perché ti han tolto l’ossigeno». Gianpaolo Bottacin, il presidente della Provincia di Belluno, è uno dei sempre più frequenti leghisti che parlano senza troppi peli sulla lingua. L’amaro commento si riferisce alla recente «brutta sorpresa»: l’abolizione delle Province — tranne Trento e Bolzano — contenuta nel disegno di legge costituzionale dal titolo «Soppressione di enti intermedi».
Con gli altri dodici presidenti di Provincia del Carroccio, Bottacin questo pomeriggio incontrerà Umberto Bossi e Roberto Calderoli nella prima vera riunione operativa che si svolgerà nella sede ministeriale di Monza. Peccato solo che si tratti di una riunione di partito, visto che, appunto, gli invitati a Villa Reale sono i capi delle amministrazioni a guida padana.
Il malessere è forte. La Lega, sulle Province, fin qui non aveva esitato. Ogni volta che si era parlato di abolizione, incluso per la manovra di luglio, il Carroccio era riuscito a fare muro: «Le Province sono identità , sono vicine al territorio ed esistono dal 1859» è il mantra con cui i padani avevano respinto tutti gli attacchi. Qualcuno si spingeva fino a ricordare che l’abolizione era contenuta anche nel piano di rinascita nazionale di Licio Gelli. E pazienza se era anche nel programma elettorale del Pdl nel 2008.
Poi, lo scorso 8 settembre, la «sorpresa». Che sul Corriere del Veneto, la presidente di Venezia, Francesca Zaccariotto, ha commentato così: «Noi avevamo proposto di tagliare i rami secchi, non gli enti in sé. Per questo esprimo piena contrarietà all’esito della manovra finanziaria che sancisce l’abolizione di tutte le Province, dunque non di quelle «sprecone», o di quelle nate l’altro ieri prive di radicamento nel territorio».
Soltanto un po’ più diplomatico il presidente di Treviso, Leonardo Muraro: «Andremo a capire qualcosa di più». Eppure, è stato proprio lui a sollecitare l’incontro di oggi, e nei giorni scorsi era stato assai meno cauto: «È una sconfitta per il partito e per il federalismo». Mentre Bottacin fa notare che le spese rischiano addirittura di aumentare: «Almeno in Veneto, il contratto di lavoro regionale è migliore di quello provinciale. E dunque, se i dipendenti dovessero venir presi in carico dalle Regioni, di risparmi non ce ne sarebbero proprio»
Certo, nessuno dei presidenti usa apertamente la parola che in questi giorni nelle conversazioni è stata ampiamente utilizzata: «Tradimento». Per un punto, in particolare: il vertice del nuovo ente regionale che sostituirà la Provincia non sarà eletto dai cittadini. E così, di fronte ai mal di pancia, il segretario della Liga veneta Gian Paolo Gobbo, venerdì sera a Treviso ha dovuto agitare il bastone: «Le Cassandre faran la fine di Comencini». L’ex vicepresidente del Veneto espulso dalla Lega nel 1998.
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