La benzina a 1,645 euro inaugura i rincari dell’Iva

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ROMA – La manovra entra nel carrello della spesa degli italiani e s’insinua nelle mille decisioni che ogni giorno prendono su come spendere e come far quadrare i conti. Oggi, per tutti i prodotti interessati, l’Iva che fino a ieri era al 20 per cento fa un balzo di un punto e passa al 21. Un passaggio molto contestato che non sarà  indolore per le famiglie italiane. La Cgia di Mestre ha calcolato che in media ognuna sborserà  92 euro in più l’anno, ma la maggiore spesa, dicono in molti, non si fermerà  qui. E visto che il peso si abbatte su un quadro di consumi già  compromesso diverse aziende promettono di lasciare, per adesso, fermi i listini e di assumersi l’onere del punto d’imposta in più.
Va detto che l’aumento non riguarda i beni di prima necessità , dove l’Iva resta al 4 per cento, ma la fetta di prodotti e servizi interessati vale comunque circa un terzo della “torta” dei consumi. «Il salto al 21 per cento peserà  alla fine più di 600 milioni di euro, dieci volte in più del contributo di solidarietà » calcola Filippo Ferrua, presidente Federalimentari. L’Iva aumenta per abbigliamento, calzature, bevande e caffè, elettronica, trasporti, comunicazione e una miriade di altre voci: molto probabilmente costerà  di più andare dal parrucchiere, pagare il notaio o l’idraulico, ristrutturare case e mandare il figlio in palestra. L’imposta che sale e si abbatte alla fine del giro nelle tasca del consumatore.
Fra le voci a rischio immediato c’è in primis la benzina, destinata ad aumentare di 1,32 centesimi e a raggiungere la vetta dei 1,645 euro al litro (per il diesel il rialzo sarà  di 1,22 centesimi e il prezzo medio di 1,523 euro). E sono proprio le voci trasporti ed energia a preoccupare di più i consumatori: Adusbef e Federconsumatori calcolano che il ricarico finale a danno delle famiglie peserà  alla fine per 471 euro medi l’anno. Impatto forte che arriva nel momento sbagliato, ecco perché diverse aziende hanno deciso di tener fermi i listini: niente ritocchi per la catena di abbigliamento Zara e per i prodotti a marchio proprio dei supermercati Crai. Benetton, nei suoi 2500 punti vendita in Italia, assorbirà  per intero sia l’aumento dell’Iva che quello delle materie prime. La federazione Moda di Confcommercio promette che gli operatori «si accolleranno il punto d’aumento». L’Honda farà  lo stesso per tutti i contratti di vendita firmati entro la fine del mese. La Coop non farà  «elargizioni», dice il presidente Vincenzo Tassinari: «L’incidenza sui prezzi interessati sarà  dello 0,3 per cento, continueremo a fare il possibile per limare i costi e quindi tenere bassi i listini, ma serve un piano comune con produttori e aziende». La velocità  con la quale è avvenuto il salto, spiega Federdistribuzione, creerà  ai punti vendita problemi organizzativi e maggiori costi: molti in realtà  non hanno ancora deciso come affrontare il balzo. Ikea, per esempio, ha il problema di aver già  diffuso i cataloghi per la prossima stagione: «Per questo fine settimana non applicheremo la nuova Iva, poi decideremo con la casa madre svedese cosa fare». Altra questione quella del “prezzo psicologico”: i 39,9 euro piuttosto che i 40. Rinunciare all’effetto o assorbire l’aumento? «Stiamo decidendo in queste ore come intervenire sui singoli prodotti – dicono a MediaWorld, catena di elettronica ed elettrodomestici – ma lo scatto improvviso, a chi come noi gestisce 20 mila prodotti, sta creando molti problemi organizzativi e di comunicazione».


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