LA MANOVRA CORRE SUL FIUME

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Poi c’è la questione del lavoro. L’Istat informa del dramma dell’occupazione giovanile senza che al governo facciano una piega. Se non trovano lavoro vuol dire che non si accontentano. Anche lo sciopero generale messo in campo per il 6 settembre dalla Cgil diventa una magnifica occasione per criticare lo sciopero «preventivo». In questo modo si immagina di archiviare un movimento popolare di milioni di persone che si battono non solo per i propri interessi, ma per il bene di tutti. In definitiva, i poteri forti, interni e internazionali vogliono applicare al nostro paese le stesse regole imposte ai paesi in via di sviluppo per decenni: licenziare, tagliare, privatizzare; e silenzio!, a scanso di guai peggiori.
Pochi politici riflettono poi sul disastro ambientale che ci insegue e sta per raggiungerci, con il riscaldamento globale e il resto. Nel pensiero governativo si tratta di eventi al tempo stesso imprevedibili e inevitabili. Inutile farsene carico anzi tempo, fasciarsi la testa prima di averla rotta. La verità  è diversa. Nel giro di dieci anni si devono se non altro risolvere molti impegni presi nell’ambito dell’Europa, per innovare da capo a piedi il sistema energetico nazionale, riducendo il fabbisogno e l’inquinamento da gas di serra e per contro aumentando l’uso di rinnovabili. Invece di rilanciare incentivi e sgravi edilizi, per avvicinare così il paese ai risultati attesi, si è preferito fare il contrario, adeguandosi alla volontà  delle multinazionali e trascurando del tutto la volontà  della popolazione, il senso dei referendum sul nucleare e sull’acqua.
Si rinuncia così a fare una politica ambientale attiva che potrebbe perfino aumentare il Pil e quindi migliorare il rapporto con deficit e debito, oltre che salvare un po’ di natura per noi stessi e quelli che verranno. E qui vale la pena di riprendere il tema proposto da Giorgio Nebbia in un articolo pubblicato martedì 30 agosto dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Nebbia parla di fiumi. «Come abbiamo cura di tenere pulite le vene e le arterie dei nostri corpi per evitare infarti, così dovremmo curare la pulizia dei fiumi per evitare che il loro corso sia intasato e che le acque fuoriescano ad invadere le città  e le campagne distruggendo vite umane e beni materiali… La mia modesta proposta sarebbe di riservare una parte dei soldi pubblici, che pure dovranno essere spesi, a un piano decennale di rimboschimento, pulizia degli alvei…. L’impresa assorbirebbe un milione di lavoratori per dieci anni, farebbe diminuire i costi dell’acqua, creerebbe fonti di energia idrica rinnovabile …».
E’ troppo chiedere che nella discussione sulle scelte per il nostro futuro entri anche il popolo maggioritario dell’acqua, quello che nessuno ha consultato in queste settimane e perfino un’utopia concreta come quella di Nebbia?


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