L’avviso americano “Fermate il contagio”

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Barack Obama si è impegnato di nuovo in prima persona, al telefono ieri sera con Angela Merkel: un filo diretto che diventa un asse permanente. A riprova di quanto sia eccezionale l’attenzione degli Stati Uniti verso la crisi dell’eurozona, che dalla Grecia può travolgere attori più grossi come l’Italia e infine penalizzare l’economia globale. Obama ha chiara la posta in gioco: quello greco è il primo tassello di un effetto-domino che nessuno saprebbe poi come fermare.
È il senso dei messaggi roventi che mandano agli europei gli esperti del Fondo monetario, è la ragione della ennesima telefonata serale tra la Casa Bianca e Berlino. Poco prima che Obama raggiungesse la Merkel il suo segretario al Tesoro Tim Geithner aveva usato toni da ultimatum: «Si corre il rischio di una catastrofe sui mercati». Un alto dirigente del Fmi da Washington rincarava la dose: «Siamo giunti a una svolta drammatica. Se la Grecia non mantiene le promesse di risanamento si apre un periodo ancora più difficile, per tutta l’eurozona». E poi per tutto l’Occidente: Barack Obama è convinto che l’America già  a un passo dalla ricaduta nella recessione, non potrebbe isolarsi dal contagio di un tracollo europeo. A tenere in allarme Berlino e Bruxelles, Francoforte e Washington, ieri bastava una cifra ridicola, gli 8 miliardi di euro che alla Grecia servono per arrivare a fine mese. Non si poteva rischiare l’Apocalisse alla riapertura dei mercati di oggi, per 8 miliardi! Ma dietro l’ennesimo salvagente allungato ai greci c’è un nodo che resta irrisolto e presenterà  in futuro conti più salati.
Nessun leader europeo ha avuto la forza politica per aprire il cantiere di riforme della governance che garantisca tutti: rassicurando l’elettore tedesco che i suoi risparmi non finiscano bruciati nei falò mediterranei degli Stati clientelari; rassicurando i mercati che ogni mezzo sarà  usato attingendo dalle casseforti germaniche per spegnere l’incendio mediterraneo. Geithner lo ha detto chiaramente agli europei: «Non potete permettervi il lusso di queste divisioni». Era il senso della missione cruciale in cui lo aveva spedito Obama, “imbucando” il suo segretario al Tesoro dentro l’Ecofin in Polonia questo sabato. Un gesto irrituale, senza precedenti, frutto della disperazione. Perché qui a New York stava crescendo l’allarme per le conseguenze abnormi del caso greco. E’ nel cuore di Wall Street che l’elettrocardiogramma di alcuni colossi bancari francesi è arrivato vicino al coma: nessuno più prestava dollari agli istituti di credito parigini. Perché troppo gravati di titoli pubblici greci, spagnoli, italiani. Ecco l’anello di trasmissione del contagio che preoccupa Geithner. Lui era in trincea come capo della New York Federal Reserve nel 2007 quando cominciò la spirale della sfiducia tra le banche, era ancora lui in prima fila a fronteggiare il disastro sistemico quando fallì Lehman, e nessuna banca si fidava più della sua dirimpettaia. “Credit crunch” fu la parola usata allora, “credit crunch”, lui ripete ai suoi colleghi europei: «Non potete rischiare il vostro settembre 2008, alcune banche sono virtualmente insolventi se salta la Grecia».
Obama prima di chiamare la Merkel aveva annunciato un piano di austerità  che vorrebbe vedere studiato nel Vecchio Continente: c’è subito un sostegno alla crescita (447 miliardi per l’occupazione) poi 3.600 miliardi di tagli su dieci anni per dare certezze ai mercati. L’America vede l’Europa paralizzata nella morsa di un rigore impraticabile: la recessione peggiora a causa dei tagli di spesa nei paesi più deboli; la recessione rende il debito ancora più “pesante” in confronto al Pil che rimpicciolisce, in quegli stessi paesi a rischio default; le banche francesi fanno da “vettore” per la trasmissione del morbo a tutto il sistema creditizio. Hanno preso malissimo quella sua “intromissione” all’Ecofin in terra polacca, ma Geithner non desiste. Per tutta la serata di ieri ha continuato a martellare il suo messaggio: «Non trasformate la Grecia nella vostra Lehman, fermate il contagio prima che sia troppo tardi, trovate l’unità  politica nell’emergenza. I 440 miliardi di euro per il fondo anti-default possono bastare a salvare la Grecia, ma se saltano paesi più grossi come Spagna e Italia, o le banche francesi, quei fondi non sono la metà  della metà  di quel che serve».
La Merkel, indebolita dalle sconfitte nelle elezioni regionali, avrà  un soprassalto di leadership? Ieri le pressioni da Obama e dal Fondo monetario sembrano avere sortito un effetto. Ancora una volta si direbbe che l’Europa ha avuto il sussulto della sopravvivenza, quando ormai era sull’orlo del burrone. Né Obama né Geithner si sentono di scommettere che il salvataggio di ieri sera sia l’ultima parola di questa crisi dalle convulsioni multiple.


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