«Come un bombardamento» Strage nella fabbrica di fuochi

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ARPINO (Frosinone) — Avevano appena riaperto dopo la pausa estiva. Per la famiglia Cancelli era il primo giorno di lavoro. Le commesse per le numerose sagre di paese nel Frusinate erano già  arrivate e due clienti si erano recati nella fabbrica di fuochi d’artificio alle porte di Arpino proprio per acquistare prodotti pirotecnici nella ditta famosa in tutta la zona e in attività  da circa 150 anni. Alle 14.45 di ieri, però, nelle casematte della PiroWorld si è scatenato l’inferno: due-tre esplosioni hanno scosso l’intera zona. Sei persone, quattro operai e i due clienti, sono state investite dallo scoppio, «più forte di quello provocato da un carico di tritolo perché il materiale esplosivo era più compresso», spiegano i soccorritori.
Una strage, anche questa sul lavoro. La deflagrazione ha spazzato via le vite di Claudio Cancelli, 75 anni, e dei figli Gianni e Giuseppe, di 42 e 45, insieme con quelle di Franco Lorini, 38 anni, e dei clienti Giulio Campoli ed Enrico Battista, entrambi cinquantenni. I loro resti sono stati recuperati solo nel tardo pomeriggio dalle squadre dei vigili del fuoco giunte anche da Roma, che hanno lottato contro le fiamme che hanno avvolto la struttura di circa settemila metri quadrati composta da sette laboratori per la miscelazione delle sostanze esplosive e la produzione di ordigni pirotecnici. In piedi è rimasta solo la casamatta di cemento armato usata come deposito. «Una serie di scoppi come dei bombardamenti», ha raccontato Gerardo Carducci, che abita nella casa più vicina alla fabbrica. Il fuoco si è propagato anche alla boscaglia circostante ed è stato necessario l’intervento di un elicottero dei pompieri.
Sulla strage la Procura di Frosinone ha aperto un’inchiesta, mentre i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno svolto un sopralluogo per verificare le condizioni di sicurezza dell’area. Per la famiglia Cancelli è il secondo incidente dello stesso tipo dopo quello avvenuto nel 1994 nello stabilimento di Balsorano (L’Aquila), dove morirono cinque persone, tra cui due cugini di Claudio che in quell’occasione si salvò.
«Sembrava l’inferno, una scena raccapricciante», spiega il vicesindaco di Arpino, Pierpaolo Gradogna, mentre Antonio Venditti, uno degli assessori del paese dove ieri i negozi e i bar hanno chiuso e dove è stato proclamato lutto cittadino, ha visto di persona «auto bruciate, mura crepate, blocchi di tufo scagliati a centinaia di metri di distanza». In frantumi anche le finestre di molte abitazioni alla periferia del paese, mentre il boato delle esplosioni è stato avvertito perfino a Sora, a 20 chilometri. Le indagini sulle cause sono state affidate alla Questura di Frosinone. Secondo alcune testimonianze a raccontare quello che sarebbe accaduto nella fabbrica è stato un dipendente che, al momento dell’esplosione, si era assentato da pochi minuti. Gli operai stavano probabilmente miscelando alcune sostanze (non si esclude nitroglicerina) quando, forse per una reazione a catena provocata da un innalzamento di calore, si è innescato lo scoppio. L’area è stata sequestrata. Messaggi di cordoglio sono arrivati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal presidente del Senato Renato Schifani e da tutte le parti politiche. Fra i più critici il segretario della Cgil Susanna Camusso: «Questi sono i danni che produce una stagione in cui si pensa di poter tagliare sui diritti della persona e sulla sicurezza».


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