«Fidel è in fin di vita» Giallo sul là­der mà¡ximo

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RIO DE JANEIRO — Per anni le voci sulla salute di Fidel Castro sorgevano in un’unica città , Miami. La capitale della diaspora e dell’odio verso il regime cubano. Con Internet e i messaggi alla velocità  della luce, l’ennesimo boato «Fidel è in fin di vita» non ha più origine certa. Ma nemmeno, tanto quanto in passato, un livello decente di attendibilità . Altrimenti il là­der mà¡ximo non sarebbe arrivato a 85 anni (lo scorso 13 agosto), sfuggendo alle decine di funerali che i suoi avversari hanno organizzato nel corso del tempo.
Venezuela, Cile o Brasile? Il tam tam su Twitter, con punte considerevoli nel pomeriggio di ieri, sarebbe partito da uno di questi tre Paesi. Qualcuno sostiene che l’origine è una catena di email con annesso virus in grado di infettare i pc. Ma un testo dettagliato e non privo di logica esiste, ed è quello scritto da Nelson Bocaranda, opinionista del quotidiano venezuelano El Universal, fiero oppositore di Hugo Chà¡vez. La salute di Castro si sarebbe deteriorata negli ultimi giorni, si legge nella pagina web RunRun. Lo scorso 21 agosto l’ex presidente cubano sarebbe entrato in coma una prima volta, con una soddisfacente ripresa dopo alcune ore. Nei giorni scorsi, a causa di una nuova complicazione, Castro sarebbe poi stato trasferito in una unità  di terapia intensiva, appositamente costruita per lui nella casa-ospedale nella quale vive da anni. E potrebbe essersi verificata una ricaduta seria. Il giornalista sostiene che l’aggravamento della salute di Castro è all’origine della rinuncia di Chà¡vez a sottoporsi al terzo ciclo di chemioterapia a Cuba. Il leader venezuelano è in cura da luglio per un tumore, e ha deciso a sorpresa l’altro giorno di proseguire la terapia a Caracas. Bocaranda è certamente ben informato, ha buone fonti nel governo venezuelano. Fu lui a fornire per primo i dettagli della malattia di Chà¡vez, costringendolo infine a venire allo scoperto dopo settimane di silenzio, per annunciare in pubblico di avere il cancro.
Da Cuba, ovviamente, tutto tace. Si rileva soltanto che «Riflessioni di Fidel», rubrica fissa da anni sul quotidiano ufficiale Granma, non viene pubblicata da diverse settimane. All’Avana tutto appare tranquillo e non si sono notati movimenti particolari di esercito e polizia. Sempre su Twitter, la blogger Yoani Sanchez ha raccontato ieri che il suo telefono non smette di squillare. Tutti vogliono sapere se lei sa qualcosa. Lei risponde che come al solito i cubani saranno gli ultimi a venire informati. E non si segnalano nemmeno i tradizionali caroselli di clacson sulla Calle Ocho a Miami. Sono rimasti scottati troppe volte.
L’ultimo grande falso allarme fu nel luglio 2006, quando in una serata qualunque, senza alcun segnale premonitore, la televisione cubana lesse un breve messaggio del «Comandante en jefe», annunciando il passaggio dei poteri al fratello Raàºl, ma in forma temporanea. Castro passò in quelle settimane attraverso varie operazioni all’intestino, ma contrariamente alle voci diffuse soprattutto dall’intelligence americana, non soffriva di alcuna malattia terminale. Per il governo cubano si trattava di una questione coperta dal segreto di Stato, e il futuro di Castro venne definito una convalescenza. E così in effetti fu, perché Castro si rimise in piedi in tempi abbastanza rapidi. Frequenti furono le sue apparizioni, sempre in tuta sportiva. Non tornò però indietro dalla sua determinazione di preparare la successione da vivo, e nel febbraio del 2008 divenne ufficiale il ritiro da tutte le cariche. L’ultima presenza politica è dallo scorso aprile, quando Fidel Castro apparve ai lavori del Congresso del Partito comunista. Non disse una parola, ma la sua presenza venne interpretata come una benedizione alle riforme economiche, che dovrebbero smontare una parte dello Stato centralizzato da lui difesa fino all’ultimo.


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