«Finito un ciclo La borghesia dia contributi»

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Un articolo che è anche un atto d’accusa e una richiesta di «trasparente assunzione di responsabilità  sulle parole che non sono state dette quando era il momento di farlo». Perché, spiegano Calenda e Romano, ItaliaFutura, nata due anni fa, ha riservato al governo Berlusconi «critiche severe ma mai pregiudiziali». L’associazione dichiarò a tempo debito «che la rivoluzione liberale annunciata dal Cavaliere era fallita e con essa il progetto politico di Berlusconi». In quelle occasioni «siamo stati bacchettati sulle dita». Ventiquattro mesi fa «nessuna mano si levò dalle rappresentanze dei ceti produttivi per richiamare l’esecutivo e le forze della maggioranza ai loro doveri». Il dito sembra puntato verso Emma Marcegaglia e Confindustria, mai nominati esplicitamente, ma non solo: «La voce dei principali soggetti della nostra economia (le fondazioni bancarie, i banchieri di mercato e di sistema, i grandi gruppi industriali, le associazioni) e persino della società  civile è rimasta troppo a lungo prigioniera di un assordante silenzio». Per poi, spiegano Calenda e Romano, svegliarsi improvvisamente, «nel finale di partita del berlusconismo» con il «riflesso antico e poco rassicurante delle classi dirigenti italiane»: «Quella corsa ad infierire sul cadavere, quel mostrarsi forti con i deboli dopo essere stati deboli con i forti, quel precipitarsi ad occupare un posto in prima fila davanti al patibolo rappresenta la parte meno nobile della nostra storia». Insomma, ItaliaFutura vorrebbe che ci fosse «non un rito di espiazione, ma l’onesta consapevolezza di aver taciuto troppo a lungo». Detto questo, e ribadito che «c’è qualcosa che non funziona nel rapporto tra la borghesia italiana e il potere politico», le prospettive non sono molto rosee: «Il rischio che abbiamo di fronte è una nuova stagione di populismi di destra e sinistra che impedisca all’Italia di guardare avanti». Per evitare questa deriva, «c’è una sola strada»: «Prendere atto della chiusura di un intero ciclo storico, che ha riguardato tanto il centrodestra quanto il centrosinistra». E per farlo serve «un’opera di ricostruzione nazionale che coinvolga le forze migliori della nazione». L’«operazione verità » sullo stato della nazione dovrà  «finalmente tradursi in una nuova classe dirigente italiana», con «uno sforzo enorme della borghesia italiana». Inevitabile pensare a quella «nuova offerta politica» annunciata da Luca Cordero di Montezemolo a Cortina, il 21 agosto scorso.


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