Libia, Bani Walid resiste

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Ma l’attacco si è dimostrato meno facile del previsto: i combattenti hanno incontrato una certa resistenza e non sono riusciti a entrare in città , all’interno della quale – secondo fonti del Cnt citate da diverse agenzie di stampa, ma da prendere con il beneficio del dubbio – ci sarebbero ancora almeno due figli di Gheddafi, Saadi e Seif al Islam. Le forze ribelli, con il supporto aereo dei bombardamenti Nato, sperano di poter conquistare la città  nelle prossime ore, anche se appare improbabile una liquefazione repentina della resistenza come avvenuto a Tripoli.
Mentre si concentrano su Bani Walid, i ribelli non dimenticano Sirte, città -natale del colonnello e bastione del gheddafismo. Alcune migliaia di combattenti – provenienti per lo più da Misurata – si stanno dirigendo verso il fronte, predisponendo un attacco per le prossime ore (anche a Sirte era stato dato un ultimatum scaduto ieri).
Intanto ieri è arrivato per la prima volta a Tripoli il presidente del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) Mustafa Abdel Jalil. Si è trattato – ha sottolineato lui stesso – di una visita temporanea. Il Cnt si sposterà  a Tripoli da Bengasi, solo quando «tutta la Libia sarà  liberata». Ma a Tripoli si segnale un vero e proprio vuoto di potere, con i combattenti delle varie parti della Libia che si sono divisi le zone di influenza in città  e gran parte dei poteri centrali del Cnt concentrati nelle mani di Ali Tarhouni, il numero due nonché ministro incaricato delle finanze e del petrolio. Questa lontananza del Cnt inizia a suscitare qualche risentimento: dopo le manifestazioni la settimana scorsa a Misurata, ieri c’è stata una protesta – citata dalla televisione Al Jazeera – anche a Bengasi, feudo dei rivoltosi. I manifestanti lamentano l’eccessiva presenza di personaggi compromessi con il passato regime all’interno dei ranghi del Cnt.


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