«Il Paese si unisce con il retto vivere» Bagnasco rilancia

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ROMA — Purificare l’aria, parte seconda. La frase per esteso sarebbe forse troppo impegnativa, Lex divina perfecte informat hominem de his quae sunt necessaria ad recte vivendum, e cioè «la legge divina informa perfettamente l’uomo delle cose necessarie per il retto vivere». Il cardinale Angelo Bagnasco, che ha una solida formazione teologica e filosofica, all’inizio del mese aveva ricordato con Tommaso d’Aquino («a ciascuno il suo») che «lo scopo della politica è la giustizia». E ora, all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, nel ricevimento per celebrare il 150° anniversario dell’Unità  d’Italia, davanti a buona parte del governo nonché dell’opposizione, dell’Aquinate usa un frammento che basta e avanza, dopo la prolusione alla Cei di lunedì: «L’unità  del Paese, ieri come oggi, si realizza solo attorno al “retto vivere”…».

Le parole del cardinale sui «comportamenti licenziosi» e «l’immagine del Paese fiaccata» sono stati un colpo che il governo ha accusato. A Palazzo Borromeo, ieri sera, non c’era (né era previsto ci fosse) il premier Silvio Berlusconi, ma c’era Gianni Letta, chiamato come di consueto a «mediare» e tentare di ricucire con la Cei. Sorrisi, strette di mano, cordialità  istituzionale. E una battuta, rivolta al cardinale Bagnasco, che ha strappato sorrisi in platea: «Eminenza, dovrei dire che lei mi ha spiazzato. E invece no, stasera no…», ha esordito ironico. Del resto il messaggio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio non potrebbe essere più chiaro: «Auspico che la collaborazione tra Stato e Chiesa continui e si approfondisca in questo momento difficile», dice. «La celebrazione che qui facciamo sia monito morale per seguire insieme il bene comune. Solo così potremo rispondere al recente monito del presidente della Repubblica sul dovere di dare speranza nel domani. Potremo farcela».

Il cardinale Bagnasco non rinuncia a richiamare il tema generale della questione morale, la necessità  di «valori umani e insieme cristiani, che consentiranno di uscire dal tunnel della “cultura del nulla” vagamente radicaleggiante», scandisce: «Siamo ormai messi di fronte ad una situazione seria e grave che richiede di correggere abitudini e stili di vita».

Ad ascoltare, oltre al presidente del Senato Renato Schifani, c’è una quantità  di ministri e leader dell’opposizione, da Frattini ad Alfano, da Bersani a Rosy Bindi. A Beppe Pisanu, pdl, sfugge: «Sottoscrivo le parole del cardinale dalla A alla Z». Ma il clima è istituzionale e l’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, «Sostituto» e quindi numero due della segreteria di Stato Vaticana, pronuncia un raffinato intervento sul «concorso» tra Chiesa e «comunità  politica» nella storia italiana ben prima del Risorgimento, evitando riferimenti all’attualità .

Il consiglio permanente della Cei, intanto, ha espresso «una condivisione coinvolta e unanime» dell’intervento di Bagnasco. E insieme insistito sul fatto che «il maggiore impegno dei cattolici» in politica vada «costruito intorno a quel “plesso valoriale” che è l’etica della vita, necessaria e insostituibile premessa dell’etica sociale». Quanto alle critiche arrivate dalla maggioranza, si alzano le spalle. «Mi permetto di non essere d’accordo con il presidente della Cei», ha detto Sandro Bondi, parlando di conclusioni infondate. La Lega, con Carolina Lussana, è andata oltre: «È un messaggio rivolto a tutti, che potrebbe valere anche per la Chiesa per quando riguarda la pedofilia». La Cei lavora al nuovo «soggetto» prepolitico: ora tocca ai laici cattolici. Niente sarà  come prima. E le parole di Benedetto XVI a Friburgo sono destinate a segnare uno spartiacque: la Chiesa si deve «liberare del suo fardello mondano e politico».


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