«Scelte contro i lavoratori» Cgil in piazza in cento città 

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ROMA — È stato uno sciopero contro una manovra definita «iniqua, ingiusta, inutile, incivile e irresponsabile» quello della Cgil, che ieri ha manifestato in cento città , tra cui Roma, Milano, Venezia, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Cagliari e Palermo, con un’adesione media, secondo proprie stime, del 60% e notevoli disagi nel trasporto pubblico. Percentuali di adesione che sarebbero più alte, pari all’80%, nello stabilimento Fiat Mirafiori (ma per la Fiat la media è del 25%), alla Thyssen Krupp di Terni e alla Fincantieri di Monfalcone e di Palermo, e al 70% nello stabilimento della leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, a Mantova.
Il sindacato, guidato da Susanna Camusso, che ha avuto il pieno sostegno di Pd, Idv e Sel, rappresentate nel corteo di Roma dai rispettivi segretari Pier Luigi Bersani, Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, ha deciso di «non fornire numeri di piazza per evitare una sterile guerra di cifre». Ma la polemica non è mancata nel commento del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, secondo cui «le adesioni rimangono quelle tradizionalmente basse degli scioperi promossi dalla sola Cgil, tanto nel pubblico quanto nel privato». Mentre il ministro Renato Brunetta, ha parlato di un’adesione media del 3,6% nella pubblica amministrazione.
Susanna Camusso dal palco del Colosseo (da cui è sbucato a sorpresa uno striscione contro l’articolo 8 della manovra sui licenziamenti), ha lanciato un chiaro messaggio al governo: «Se il Parlamento approverà  la manovra così com’è, noi non ci rassegneremo. Saremo nelle piazze, saremo al fianco dei lavoratori, delle Regioni e dei sindaci. Per noi cambiare è possibile».
Nel mirino c’è soprattutto l’articolo 8 con cui, secondo Camusso, «non si cancella solo l’articolo 18 ma, con l’introduzione del principio della deroga, si cancella tutto lo Statuto dei lavoratori». Il provvedimento dunque va stralciato senza esitazione o sarà  impugnato in tutte le sedi possibili, mentre il ministro Sacconi passerà  come «il peggior ministro della Repubblica».
Camusso ha ribadito il «no» all’intero impianto della manovra che «scarica tutti i pesi della crisi e dei sacrifici sui lavoratori e le classi più deboli». Secondo il segretario, «non paga nulla chi non ha mai pagato e chi ha di più». Mentre sarebbe opportuna una nuova tassazione dei grandi patrimoni e delle grandi ricchezze. Il leader della Cgil ha difeso anche il lavoro pubblico che, ha detto, «è sempre nel mirino», e ha chiesto un piano straordinario per l’occupazione giovanile.
Polemico l’accenno agli altri sindacati, Cisl e Uil, cui il corteo romano ha riservato una bordata di fischi, subito richiamato all’ordine da Camusso. Al leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che ieri aveva definito lo sciopero generale, in questo momento di difficoltà  per il Paese, «demenziale», Camusso ha risposto: «Mi sembra che il segretario generale della Cisl sia sull’orlo di una crisi di nervi». Pronta la replica: «La Cisl ha i nervi saldi e con grande senso di responsabilità  si sta mobilitando in questi giorni per cambiare la manovra seguendo le indicazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano».
Le manifestazioni si sarebbero svolte senza particolari disordini se non fosse stato per i cortei del sindacalismo di base, aderenti allo sciopero generale, che a Napoli, Milano e Torino hanno creato momenti di tensione. Sempre a Torino, c’è stato un blitz dei «No Tav» sul palco di piazza San Carlo, al termine dei comizi conclusivi, che ha provocato agitazione tra i manifestanti e le forze dell’ordine.
A Roma, mentre le notizie finanziarie negative si diffondevano tra i lavoratori accaldati, la manifestazione si è chiusa con «Bella Ciao» intonato dal palco. A Genova hanno preferito l’Internazionale all’Inno di Mameli.


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