Milanese, il giorno dell’autodifesa

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ROMA — Oggi alle 13.30, davanti alla giunta per le autorizzazioni della Camera, presieduta da Pierluigi Castagnetti (Pd), comparirà  il deputato del Pdl Marco Milanese, ex collaboratore del ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. Per Milanese la Procura di Napoli ha chiesto l’arresto per accuse gravissime, a cominciare dalla corruzione, nell’ambito dell’inchiesta P4.
L’audizione arriva il giorno dopo la «mossa» difensiva del deputato che ha denunciato per calunnia il suo principale accusatore, l’imprenditore napoletano, Paolo Viscione. E dopo che sono arrivate nuove carte giudiziarie dal capoluogo partenopeo.
La giunta avrà  tempo fino a venerdì 16 per votare il suo parere (forse già  domani). L’Aula (che è sovrana) voterà  la settimana prossima. La decisione della giunta si intreccerà  con il voto di fiducia sulla manovra (che avverrà  domani) e su di essa potrebbero pesare i malumori della Lega e del Pdl nei confronti del ministro del Tesoro. I voti dei due leghisti presenti in giunta, Fulvio Follegot e Luca Paolini, potrebbero essere in ogni caso decisivi.
Scontato il voto a favore dell’arresto da parte del Pd (rappresentato da Marilena Samperi, Donatella Ferranti, Anna Rossomando, oltre che dal radicale Maurizio Turco) e dell’Idv (Federico Palomba). Dice Palomba: «La situazione di Milanese è molto più pesante di quella che ha coinvolto il deputato Alfonso Papa, finito a Poggioreale a luglio, per il cui arresto anche la giunta a maggioranza votò a favore. Quindi appare difficile che l’esito possa essere diverso».
Il terzo polo anch’esso è orientato a dire «sì» all’arresto. La motivazione — come afferma Giuseppe Consolo — «è proprio il parallelo con la decisione su Papa che ha ottenuto in Giunta dieci voti favorevoli all’arresto». Il terzo polo può contare oltre che su Consolo e Antonino Lo Presti (di Fli), su Armando Dionisi e Pierluigi Mantini (entrambi dell’Udc). Il partito di Casini sta soppesando, oltre che le carte, anche il grave momento politico ed economico. Nel caso di Milanese, inoltre, il possibile fumus persecutionis potrebbe avere una rilevanza oggettivamente diversa rispetto a Papa. Ma più d’uno scommette sul fatto che alla fine il voto dell’Udc sarà  lo stesso che su Papa: «sì» all’arresto.
A sinistra dicono che il Pdl difenderà  Milanese ma «non farà  barricate, anche perché i mal di pancia nei confronti di Tremonti sono molto forti» e se il relatore Fabio Gava «giocherà  fino in fondo il ruolo di difensore», gli altri esponenti della giunta, «non si stracceranno le vesti». Naturalmente, Maurizio Paniz, principe del foro azzurro, ribadisce di «essere contrario all’arresto perché nel caso di un parlamentare la custodia cautelare deve essere limitata alla flagranza e ai reati di sangue» proprio per non far confliggere il principio della rappresentanza popolare con quello della legalità . Ma anche sul caso Papa il Pdl (che può contare su sette voti) uscì dall’aula della giunta, insomma non votò «no».
Restano in bilico i due leghisti. «Due brave persone — come li dipingono i colleghi — ma che per loro stessa ammissione eseguiranno quelli che sono gli ordini del capogruppo Reguzzoni, ed in ultima istanza, di Umberto Bossi». Ieri sera in via Bellerio, giurano, del caso Milanese non si è parlato. Il Senatur deciderà  solo nelle prossime ore. E se Berlusconi — trapelava ieri — è sicuro che su Milanese «Bossi non tradirà », i maroniani aspettano di vedere cosa succederà . Nel frattempo, Paolini afferma: «Ho letto tutte le diecimila pagine di atti, la denuncia contro Viscione è un fatto nuovo che peserà ». Poi aggiunge: «Ancora non ho deciso, e comunque oggi non lo dico».


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