Palermo, la procura indaga sulla navi trasformate in prigione

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 ROMA. Adesso sulle navi trasformate in prigioni galleggianti indaga la procura di Palermo. A deciderlo è stato il procuratore Leonardo Agueci dopo la presentazione da parte di una serie di associazioni di un esposto in cui si mette in dubbio la legittimità  del trattenimento a bordo degli immigrati prelevati a Lampedusa dopo l’incendio che la scorsa settimana ha distrutto il Cie. I reati ipotizzati sono quelli di «limitazione della libertà  personale», «violenza privata» e «illecita detenzione di minori», quest’ultimo conseguenza del ritrovamento, a bordo delle due navi che si trovano ancora nel porto di Palermo, di sette ragazzi tunisini di età  compresa tra i 16 e i 17 anni. «Per quanti ci risulta – ha spiegato l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Giurisprudenza a Palermo e tra i firmatari dell’esposto – non sono stati ancora emessi provvedimenti formali che autorizzino il trattenimento di migranti sulle navi. Nei fatti viene loro negato il diritto di difesa e la libertà  di comunicazione con l’esterno, come invece avviene nei Cie. Lo dimostra il fatto che siano stati sequestrati loro i telefoni cellulari». Gli autori dell’esposto denunciano inoltre come i migranti siano stati imbarcati con i polsi legati. «Non c’è alcun tipo di problema a bordo delle navi. Io sono per la trasparenza più totale. Non c’è nulla da nascondere», è stato il commento del ministro degli Interni Roberto Maroni, che stamattina alle 9 è atteso in aula alla Camera per un’informativa sugli scontri avvenuti a Lampedusa.

Come prima cosa i magistrati siciliani dovranno adesso verificare il luogo in cui il presunto reato sarebbe avvenuto, se a Palermo oppure a Lampedusa, visto che è lì che gli immigrati sono stati imbarcati sulla Moby Vincent, la Moby Fantasy e l’Audace. Dopo di che il problema principale sarà  quello di capire qual è lo stato giuridico dei migranti, visto che la loro si può considerare una detenzione vera e propria dal momento che sono impossibilitati a lasciare le navi. Per quanto se ne sa, denunciano infatti il Forum antirazzista, l’Arci e la Cgil siciliana – tre delle associazioni autrici dell’esposto, nessun provvedimento ristrittivo è stato finora notificato agli immigrati, come invece è previsto dalla legge. «I cittadini stranieri attualmente a bordo delle tre navi – è scritto nell’esposto – sono stati trasferiti e trattenuti in un luogo privo di determinazione giuridica, senza alcun provvedimento individuale formalmente adottato e convalidato dal giudice». Adesso – spiega l’avvocato Vassallo Paleologo – il problema è capire quali provvedimenti verranno adottati nei confronti dei 250 migranti che si trovano ancora sulle navi».
Navi che continuano a essere parcheggiate nel porto di Palermo presidiato da polizia e carabinieri. Parlando ieri davanti alla commissione parlamentare sull’infanzia, Maroni ha escluso che a bordo possano esserci dei problemi, sorvolando però su quale potrebbe essere lo stato giuridico degli immigrati. Per il resto il ministro ha fatto il punto sull’emergenza legata sia agli sbarchi, che alle condizioni dei minori stranieri arrivati in Italia. «Lampedusa è stata dichiarata porto non sicuro per i soccorsi in mare finché il centro di accoglienza non sarà  ricostruito», ha detto Maroni spiegando che quanti cercheranno di sbarcare in futuro verranno destinati verso altri centri.
Per quanto riguarda i minori stranieri, il ministro ha spiegato che quelli arrivati complessivamente in Italia dall’inizio dell’anno sono 4.012, dei quali 3.739 non accompagnati. Di questi 2.705 sono quelli sbarcati a Lampedusa, 2.567 dei quali senza aver con sé nessun adulto.


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