Per DSK in Francia un ritorno da eroe: «Ti vogliamo bene»

Loading

PARIGI — La prima immagine sul suolo francese è quella di un tranquillo viaggiatore in abito scuro e camicia chiara che spinge il suo carrello dei bagagli all’aeroporto, con accanto una moglie in jeans, sorridente. Sembrano una coppia di agiati turisti di ritorno da una vacanza a New York, più che l’uomo al quale tre mesi e mezzo fa si pronosticavano 70 anni di galera, e la donna che è stata umiliata in mondovisione. I giorni delle manette, oggi, sembrano lontanissimi: Dominique Strauss-Kahn e Anne Sinclair sono arrivati a Roissy alle 7 e 30 del mattino accolti da tanti prevedibili giornalisti e fotografi, e da meno scontati ammiratori, curiosi, amici ed elettori del collegio di Sarcelles (nella banlieue parigina).
Appena intravede da lontano la chioma bianca di DSK, la folla prende ad agitarsi, a stento controllata da decine di poliziotti in tenuta antisommossa. Adesso la situazione fa pensare a un calciatore tornato da un Mondiale appena vinto, invece è l’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale, e l’ex favorito all’elezione presidenziale della prossima primavera; al posto della coppa, porta in trofeo l’abbandono da parte del procuratore di New York dell’accusa di violenza sessuale sulla cameriera del Sofitel, Nafissatou Diallo.
Una Peugeot nera carica DSK e la moglie per portarli finalmente a casa, al numero 13 di place des Vosges, dove la coppia vive nel celebre appartamento di 240 metri quadrati in uno dei luoghi più belli e costosi di Parigi, fonte di eterna ironia da parte degli avversari politici che non perdonano al socialista-presidente-mancato lussi, e gusti, da miliardario (quale in effetti è). Anche qui, ad aspettarlo, uno straordinario amalgama di pulmini delle televisioni con le antenne satellitari, sostenitori e curiosi. Arriva anche qualche fischio, e si sente l’urlo «ciccione schifoso, vai a farti curare ma fuori dalla Francia, qui non c’è posto per te». Comunque, Dominique Strauss-Kahn e la moglie continuano a sorridere e cercano di guadagnare la porta di casa, tra paurose ondate di folla in tumulto e le grida di incoraggiamento: «Buona fortuna!», «Ti vogliamo bene!», «Viva Dominique!».
L’addetta stampa e amica della coppia, Anne Hommel, sembra promettere una dichiarazione ma poi rinuncia. Protetto dalle guardie del corpo, Strauss-Kahn riesce a comporre il codice elettronico del portone e a guadagnare la corte del palazzo, dove lo attendono le ultime telecamere. Ma ormai il più è fatto, Dominique e Anne — tuttora sorridenti — entrano finalmente in casa. Sono le 8 e 30, e DSK ha appena pronunciato le uniche due parole dell’intera giornata: «A bientà´t», a presto.
Quando parlerà ? Quando darà  finalmente ai francesi e al mondo la sua versione dell’accaduto? Entro 10 giorni e in una trasmissione televisiva, si dice. Intanto in place des Vosges è sceso il suo vicino di casa e amico, l’ex ministro della Cultura socialista Jack Lang, che nei momenti dell’incriminazione a New York lo ha difeso senza esitazione, attirandosi molte critiche. «Penso alla felicità  di Dominique e a quella di Anne — dice Lang — oggi è un giorno meraviglioso per loro e per chi li ama, come me».
Nel partito socialista l’entusiasmo è meno diffuso. La candidata presidenziale Martine Aubry due giorni fa ha preso distanza dicendo di avere sulla vicenda del Sofitel «la stessa opinione di quella di molte donne». All’Eliseo, Nicolas Sarkozy mantiene il silenzio rigoroso al quale si è attenuto dall’inizio dello scandalo. Sua moglie Carla Bruni ne parla invece, a margine della sua prima intervista sulla gravidanza: «Sono confusa, non ho capito bene l’epilogo della storia. Mi hanno dato fastidio certe reazioni maschiliste, sto sempre dalla parte delle donne quando sono mortificate e umiliate».
Superato in scioltezza il giorno del ritorno, ora Strauss-Kahn dovrà  affrontare l’altra grana giudiziaria per violenza sessuale che ancora lo riguarda in Francia (ma il caso potrebbe presto sgonfiarsi), e il difficile ritorno a una qualche forma di vita pubblica, lontano dal sogno presidenziale.


Related Articles

DA TEHERAN A DAMASCO UN ANNO PIENO DI PERICOLI

Loading

Di tutte le incertezze del 2012, quella più inquietante riguarda l’Iran. La crisi strisciante iniziata dopo che la trionfale elezione del riformista Mohammad Khatami, nel 1997, aveva reso manifesto il rigetto del regime teocratico da parte della popolazione, si è trasformata in crisi aperta dopo che la rielezione fraudolenta di Mahmud Ahmadinejad, nel 2009, ha consumato la frattura fra Paese legale e Paese reale.

Usa-Ue. Rispunta il Ttip sotto forma di zombie

Loading

I dazi come alibi. Il presidente della Commissione Juncker firma a Washington un impegno che ricalca le regole del vecchio trattato commerciale Usa-Ue bocciato da 3 milioni e mezzo di cittadini europei due anni fa

Grande coalizione anti Trump: 16 stati Usa contro lo stato d’emergenza

Loading

Una coalizione di 16 stati americani ha fatto ricorso contro lo stato di emergenza dichiarato dal presidente Trump per ottenere un budget di 8 miliardi di dollari necessario a costruire il muro tra Usa e Messico

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment