“La missione Nato in Libia continua” i Grandi a Parigi scongelano 15 miliardi

by Sergio Segio | 2 Settembre 2011 9:28

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PARIGI – La bandiera rosso, verde e nero sventola all’Eliseo. È l’unico simbolo di un Paese che deve ancora nascere. Ma l’anno zero della “nuova Libia”, come l’hanno definita ieri Nicolas Sarkozy e David Cameron, è cominciato. Le oltre 60 delegazioni riunite a Parigi su invito del presidente francese e del premier britannico hanno tracciato una road map per la transizione verso la democrazia. Al primo punto, lo scongelamento dei fondi del regime libico bloccati all’estero, oltre 50 miliardi di euro, che il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) reclama per affrontare l’emergenza umanitaria e la lunga ricostruzione. Solo una minima parte delle somme è stata già  messa a disposizione degli insorti. «C’è un accordo unanime per sbloccare i fondi», ha detto Sarkozy. Almeno 15 miliardi dovrebbero essere subito disponibili. Per ulteriori somme, sarà  necessaria una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, osteggiata da Russia e Cina.
L’altro nodo diplomatico è il prolungamento dei bombardamenti Nato, il cui mandato scade a fine mese. «Le operazioni militari andranno avanti finché sarà  necessario», ha annunciato il presidente francese, auspicando «l’inizio di una nuova politica autorizzata dall’Onu, che metta la forza militare al servizio della protezione delle popolazioni che rischiano di essere martirizzate dai loro dirigenti». Per il segretario di Stato Hillary Clinton, si tratta di «evitare il massacro di civili». Incertezza anche intorno al dispiegamento di una forza Onu, chiesta da Ban Ki Moon, ma che non convince tutti i dirigenti del Cnt. Quanto alla sorte del leader libico Gheddafi, «spetta ai libici decidere se, e dove, dovrà  essere giudicato», ha detto Sarkozy.
L’ex gruppo di contatto, ribattezzato “Amici della Libia”, ha voluto suggellare la collaborazione con alcuni Paesi arabi. «Non c’è conflitto tra Occidente e Oriente», ha ribadito Sarkozy.
In occasione del vertice, la Russia si è decisa a riconoscere il Cnt, la Cina ha fatto sapere di «rispettare le scelte del popolo libico», e persino l’Algeria ha garantito l’appoggio al nuovo governo di Tripoli.
La data scelta per l’incontro all’Eliseo non è casuale: il 1 settembre di 42 anni fa nasceva il regime del raìs. Dietro le quinte, si è discusso dei nuovi equilibri economici. Secondo Libération, la Francia avrebbe già  siglato un accordo con i ribelli per accaparrarsi oltre un terzo del petrolio del Paese. Notizia smentita dal delegato del Cnt, Guma al Gamaty. I contratti, ha detto, saranno stipulati «sulla base del merito e non per favoritismi politici». Il contrario di quello che Abdel Jalil, il numero uno del Cnt, aveva promesso la settimana scorsa. Gli interessi di Parigi in Libia non sono un mistero. Nell’era Gheddafi, la Total è sempre stata seconda all’Eni. Le riserve petrolifere della Libia sono stimate in 46 miliardi di barili. Per la spartizione del “bottino”, ci sono in prima linea anche Stati Uniti e Cina.

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