“Patto Provenzano-Dell’Utri dopo le stragi ecco perché la mafia scelse Forza Italia”
PALERMO – L’ultimo pentito di Cosa nostra, che nel 2003 era l’autista del superlatitante Bernardo Provenzano, irrompe a sorpresa nell’inchiesta sulla trattativa fra mafia e Stato, e soprattutto nel processo che vede imputato il generale Mario Mori, accusato di aver favorito la latitanza del capo di Cosa nostra. «Mi confidò che Marcello Dell’Utri si era messo in contatto con i suoi uomini», sostiene Stefano Lo Verso. «Aggiunse che Dell’Utri aveva sostituito di fatto l’onorevole Salvo Lima nei rapporti con la mafia». Provenzano gli avrebbe anche detto: «Per questo, nel 1994, a seguito degli accordi che abbiamo raggiunto ho fatto votare Forza Italia».
Il pubblico ministero Nino Di Matteo ha depositato ieri mattina il verbale con queste dichiarazioni al processo Mori perché un capitolo delle confidenze raccolte da Lo Verso riguarda le protezioni di cui avrebbe goduto il capo di Cosa nostra. «Notando l’evidente mio timore, dovuto al fatto che tenevo a casa un latitante di quell’importanza – sostiene Lo Verso – Provenzano mi tranquillizzò dicendomi: “Stai tranquillo, sono protetto dai politici e dalle autorità . In passato sono stato protetto da un potente dell’Arma. Non ti preoccupare, a me non mi cerca nessuno”». Poi aggiunse: «Meglio uno sbirro amico che un amico sbirro».
In udienza, il pm Di Matteo mostra a sorpresa anche due manoscritti sequestrati in cella a Vito Ciancimino e ritrovati nei giorni scorsi negli archivi della Procura di Palermo. Era il giugno 1996, ancora nessun pentito aveva mai parlato di trattativa. Il vecchio Ciancimino scriveva: «Se Cangemi (il pentito, ndr) faceva parte della Cupola doveva sapere della trattativa condotta da/con la Cupola d’accordo con i carabinieri». È un altro tassello della catena dei misteri. La difesa di Mori controbatte portando in aula un pool di consulenti che ha passato al setaccio i documenti consegnati dal figlio di Ciancimino: «Alcune lettere attribuite al padre da Massimo Ciancimino sono frutto di evidenti manipolazioni», accusa l’avvocato Basilio Milio. Intanto, il generale Mori e il colonnello Mauro Obinu hanno già annunciato che rinunceranno alla prescrizione, puntano all’assoluzione nel merito.
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