Solo in 796 dichiarano un reddito oltre il milione

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CERNOBBIO — Riuniti tutti insieme non riempirebbero nemmeno metà  della Scala. I contribuenti con un reddito da oltre 1 milione di euro sono 796 mentre il teatro milanese ospita 2 mila spettatori. Chi dichiara oltre 500 mila euro, invece, è un gruppo ristretto di 3.641 persone su 41,5 milioni di contribuenti.
L’anomalia tutta italiana è stata sottolineata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti alla platea di imprenditori, manager ed economisti del Forum Ambrosetti a Cernobbio. Obiettivo spiegare la nuova strategia del governo nella lotta all’evasione fiscale: passare «dalla repressione alla prevenzione». Le nuove misure erano state liquidate da Confindustria come il risultato «della fretta e dell’approssimazione». Ieri Tremonti ha spiegato che le nuove mosse dell’esecutivo sono «un cambiamento fondamentale nella strategia di contrasto all’evasione, in modo da convincere a dichiarare un po’ di più, in un Paese in cui chi dichiara più di 500 mila euro sono 3.641 persone e oltre 1 milione sono 796». Cifre che non lasciano indifferenti.
Nel nostro Paese i contribuenti sopra i 500 mila euro sono 4.437 su 41,5 milioni, ovvero lo 0,01%. Sembra un po’ pochino se si considera che l’Italia è una delle più grandi economie dell’Occidente (nonostante la crisi). Se si prendono in esame solo le società  quotate in Piazza Affari, che sono circa 300, la lista dei ricchi comincia a delinearsi. Poi ci sono le grandi aziende non presenti in Borsa e i professionisti. Ma ci sono anche i possessori dei grandi patrimoni immobiliari. L’idea del governo di rendere pubbliche online le dichiarazioni dei redditi andava proprio nella direzione della trasparenza ma non era stata accolta con entusiasmo e aveva suscitato perplessità  anche al garante della Privacy, che ha parlato di un «materiale terribilmente pericoloso» da maneggiare «con attenzione». L’emendamento approvato ieri dalla commissione Bilancio del Senato stabilisce che i Comuni potranno pubblicare sui loro siti i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi, ma per aggregati, categorie di soggetti, senza dunque un’identificazione esplicita del contribuente. Se il governo sperava di favorire il controllo del vicino di casa, l’obiettivo è svanito. Del resto i primi a essere scettici nei confronti del provvedimento non potevano che essere i parlamentari. Le loro dichiarazioni dei redditi vengono rese pubbliche sempre a fine marzo e la stampa fa regolarmente i conti in tasca a leader di partito e onorevoli meno noti. Ma quest’anno dei 630 deputati solo in 80 — più i ministri Frattini e Brunetta — avevano aderito alla delibera della presidenza di mettere online il proprio reddito.
Dopo la decisone di ieri bisognerà  ancora accontentarsi di conoscere la ricchezza dei soliti noti. Come la classifica stilata dalla rivista americana Forbes. Nel 2011 ha assegnato la medaglia d’oro al «papà » della Nutella Michele Ferrero e famiglia con un patrimonio da circa 12,6 miliardi di euro (nella classifica mondiale però è «solo» al trentaduesimo posto). L’argento lo conquista il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio con 7,7 miliardi, che diventò famoso per la prima volta proprio grazie alla pubblicazione della dichiarazione dei redditi: quella del 1989 lo consacrò re d’Italia davanti anche a Silvio Berlusconi. Il premier con i suoi figli quest’anno è terzo nella classifica di Forbes, il suo patrimonio vale 5,4 miliardi. Seguono poi i nomi della moda che hanno reso celebre il made in Italy nel mondo: Giorgio Armani (4,9 miliardi), i fratelli Benetton (1,7 ciascuno), Mario Moretti Polegato fondatore del gruppo Geox (1,6). Decimo in classifica mister Tod’s. Il patrimonio di Diego Della Vale è stimato in circa 900 milioni.
Questi sono i big, ma pensare che il numero dei contribuenti con un reddito sopra il milione di euro (non il miliardo) siano meno di mille fa un po’ sorridere: l’Italia sembra diventata il Paese dei finti ricchi.


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