Su Edison soci italiani sempre più divisi Tarantini: “Centrali Edipower da spartire”

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MILANO – A pochi giorni dall’avvio della trattativa vera per spartirsi Edison, i patrioti di Foro Buonaparte cantano come un coro, ma di musica dodecafonica: ognuno espone la sua idea e porta i propri interessi. I rivali francesi di Edf, in attesa di un interlocutore unico, si godono lo spettacolo. Ha un bel dire il sottosegretario allo sviluppo economico, Stefano Saglia: «Gli azionisti italiani di Edison farebbero bene ad avere una voce unitaria al tavolo negoziale».
Ieri il consiglio di gestione A2a si è aggiornato sugli esiti del vertice tra Henri Proglio (leader del colosso transalpino) e il ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani. Hanno colpito le dichiarazioni di Graziano Tarantini, presidente del consiglio di sorveglianza della multiutility lombarda (nonché pezzo forte della Compagnia delle Opere e leader dei soci bresciani di A2a), più curanti di realtà  e limiti aziendali che della “ragione di Stato” di cui si discute con Roma: «Ho il massimo rispetto per i desiderata del governo, ma noi siamo rimasti fermi al miglioramento dell’ipotesi di marzo, perché la riteniamo la più opportuna e più conveniente, visti i dati che abbiamo sul tavolo e la compatibilità  col nostro bilancio. Altre ipotesi le vedo difficili, comunque le valuteremo». L’ipotesi di marzo, poi bocciata dal ministro Tremonti, prevedeva lo spacchettamento di Edipower (braccio elettrico di Edison con nove centrali) e il riconoscimento di un’opzione per l’uscita dei soci italiani. Sulla carta, c’è l’alternativa di una cordata italiana per tenere il tricolore su tutte le centrali Edipower, magari conferendole in Delmi per poi fonderla con l’azionista A2a. Un disegno che piacerebbe al governo ed è cullato dal manager Giuliano Zuccoli, dall’advisor Intesa Sanpaolo e dalla rivale Acea che, come ha ribadito ieri il suo ad Marco Staderini, è in cerca di capacità  elettrica.
Tarantini ne ha detto: «A noi non risulta, i patti sono stati prorogati per definire il punto che resta critico: la determinazione del valore della put per gli italiani che resteranno nel capitale di edison; sulla spartizione degli asset non vedo grandi problemi». Proprio sulla “put”, da Parigi filtrano grandi segnali di disponibilità : si profila una finestra di tre anni in cui i soci italiani avranno il diritto di vendere il loro 30% di Edison, con Edf vincolata a comprare a prezzi superiori agli attuali (anche perché gli italiani hanno in carico le Edison al doppio della Borsa). Anche in A2a, insomma, trova poco consenso il “lodo Zuccoli” su Edipower italiana. E pure Iren, socio cadetto nella holding italiana di Edison, insegue solo un risarcimento cash (ieri il suo presidente Roberto Bazzano lo ha ribadito a Zuccoli). A2a riunirà  il consiglio di sorveglianza mercoledì prossimo, per aggiornarsi sulle nuove evoluzioni del dossier.


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