Un milione di firme anti-porcellum oggi i referendari in Cassazione

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ROMA – Un milione di italiani contro il porcellum. «La raccolta di firme sembrava una battaglia disperata. Invece è un record. Una vittoria “senza se e senza ma” dei cittadini. Una manifestazione collettiva». Arturo Parisi è euforico. Gli hanno appena regalato una bandiera nera con teschio e sciabole incrociate: vessillo corsaro come corsara – dice – è stata l’avventura di lanciare il referendum. Ora la bandiera sventola dal balcone del quartiere generale referendario in piazza Santi Apostoli, là  dove c’era la sede dell’Ulivo di Prodi. E dove fino a notte sono state impacchettate le firme in centinaia di scatoloni che saranno portati stamani a mezzogiorno con due furgoni in Cassazione. Le 500 mila firme necessarie sono impilate in 199 scatole. Ma si continua a controllare e mettere nei pacchi per tutta la notte. Antonio Di Pietro annuncia che ce ne saranno «un milione di firme, forse oltre. Questa è già  una vittoria». Idv infatti ne ha messe insieme altre 500 mila. Attacca: «Non accetteremo che il Parlamento faccia l’ennesima porcata per sfuggire al referendum. Per questo vigileremo perché non rientri dalla finestra quello che è uscito dalla porta».
«Uno tsunami di firme». Andrea Morrone, il costituzionalista presidente del comitato, calcola che negli ultimi venti giorni sono andate ai banchetti 30-40 mila persone al giorno. «È stato un miracolo popolare, lanciato attraverso la rete, facebook, il passaparola». Solo a Roma fino a ieri le firme conteggiate valide erano 60 mila; 50 mila a Milano. E ci sono stati comuni virtuosi: a Mores, duemila abitanti in provincia di Sassari, in 500 sono andati a firmare. File ai banchetti, cittadini che hanno chiamato i carabinieri se nei municipi non trovavano i moduli: è il racconto di Parisi. «Qui si va oltre l’antipolitica, c’è anzi il desiderio di ricominciare, importante è stato l’esempio di leader come Prodi». Prodi è stato il primo, quando il referendum è stato lanciato, a rompere ogni indugio, benché il Pd di Bersani abbia sostenuto il referendum ma senza metterci la faccia. Promotori ne sono stati Sel di Vendola, Idv, il Pli, la Rete di Segni, Unione popolare, e società  civile. Diecimila firme però le hanno raccolte i liberal Pd di Enzo Bianco. Castagnetti, Veltroni, Ceccanti, Tonini avevano lanciato la proposta. Hanno firmato molti leader del partito, sottolinea Parisi, e gli elettori democratici «sono stati protagonisti». Anche Fli è stata della partita del referendum. Si sono impegnati intellettuali come Sofia Ventura, Renato Balduzzi, c’è stato l’appello di 60 costituzionalisti. Passigli (che aveva lanciato un diverso referendum) alla fine ha appoggiato questo. Tutto pur di cancellare la “porcata”, la legge che ci ha consegnato un Parlamento di nominati. La Cassazione entro dicembre dovrà  verificare la validità  delle firme. Poi alla Consulta per il passaggio decisivo.


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MILANO — Stallo, incertezza. Nel Movimento si attende l’evoluzione degli eventi, sia a livello politico (in vista di una eventuale crisi di governo) sia per quanto concerne il nodo degli equilibri interni. Molto probabilmente, infatti, ogni discorso su alleanze, svolte e assetti dei gruppi parlamentari verrà rimandato a settembre.

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