Voci dai due cortei: «Così non si regge, paghi chi ha di più»

by Sergio Segio | 7 Settembre 2011 7:20

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La situazione economica è sempre più difficie, lo spettro di un secondo crollo si aggira sui mercati, l’inflazione divora il potere d’acquisto, molti lavoratori sono in cassa e altri rischiano di perdere il posto. «Hanno fatto in poco tempo tre manovre finanziarie e gli irresponsabili siamo noi – dice Gaetano, dipendente Atac – C’è un ministro del lavoro che vuol far pagare ai lavoratori i suoi capricci ideologici. Deve spiegare cosa c’entra con il risanamento dei conti pubblici l’articolo 8». «La vita è sempre più cara – prosegue – cose che prima acquistavi normalmente adesso sembrano beni di lusso. Sono esausto. Io di lotte ne ho fatte tante, vengo da esperienze passate dove solo con l’unità  si è riusciti a conquistare qualcosa, oggi mi gioco non solo il mio di futuro ma anche quello dei mie figli».
Occhi spenti e testa bassa mentre tutto intorno è uno sventolio di bandiere, di urla. Cammina lento, Pasquale, con la sua bandiera sulle spalle. Forse pensa a quelle rate del mutuo da pagare, a quanto gli costeranno quest’anno i libri per i figli. Poi però come gli chiedi perché sei qui il suo viso riprende vigore: «Per chiedere un futuro. Scioperare costa caro solo che io sono stanco di vedere chi ingrassa sulle spalle di chi lavora mentre io devo stringere la cinghia non sapendo nemmeno cosa mi aspetta».
Alla fine a dare speranza alle migliaia di tesserati ci ha pensato la segretaria Susanna Camusso: «La manovra del governo è ingiusta e totalmente irresponsabile – ha detto dal palco – Vogliono cancellare lo Statuto dei lavoratori e gli altri diritti. Vorrebbero farci tacere, ma noi non ci rassegniamo e anche se la manovra sarà  approvata, noi saremo giorno per giorno in piazza con quelli che hanno il coraggio di dire no».
In Piazza Navona, oltre ai sindacati di base c’erano anche i movimenti per la casa e gli studenti. «Non possiamo pagare noi gli errori di altri. È una vita che faccio sacrifici – ha spiegato Isa Miconi, dipendente Inail – adesso tocca ad altri». È arrabbiata e con lei tutti i lavoratori dei sindacati di base. «Noi vogliamo che questa manovra venga cancellata, non modificata». «In Italia c’è un governo di sottocultura che ha premiato per anni, attraverso i condoni, chi non ha mai pagato – dice Pino Grasso, ex insegnante – Ora però che il rischio è quello di saltare, tutti i soldi li vogliono da chi è più facile da trovare. Cioè i dipendenti pubblici e i lavoratori».

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