Atene taglia 30mila statali ma manca i target di bilancio

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MILANO – C’è l’intesa sul piano di riduzione di 30mila dipendenti pubblici greci, ma i conti pubblici peggiorano, a soli due mesi dall’accordo internazionale di salvataggio da 110 miliardi di euro alla Grecia. Ci sono troppo deficit, e poca crescita, nelle stime esaminate ieri, prima nel confronto tra politici locali e la “troika” dei funzionari di Bce, Fmi e Ue, poi nel successivo Consiglio dei ministri che ha preparato le carte che oggi saranno votate dal Parlamento di Atene. «Tre mesi critici ci separano dal 2012 – si legge in una nota del ministero delle finanze greco – ma possiamo raggiungere l’8,5% di deficit sul Pil (ma luglio la stima era 7,6%, ndr) se la macchina dello Stato e i cittadini reagiranno adeguatamente».
Sempre oggi una riunione Eurogruppo a Bruxelles visionerà  identiche stime, per aggiornarsi di qualche giorno a una seduta straordinaria in cui sarà  deliberato l’invio della nuova tranche di aiuti da 8,5 miliardi al paese. Tra le due riunioni dei ministri delle finanze europei giungerà  il parere dei tecnici della troika; tuttavia appare scontato che i fondi arriveranno, perché senza il paese non saprebbe pagare gli stipendi e andrebbe subito in default, buttando tra lo sconforto e il panico i mercati di tutto l’Occidente. Il via libera alla sesta rata degli aiuti sovranazionali non dovrebbe avere impatto sui listini, al riavvio stamani dopo una settimana di corale rimbalzo per gli indici azionari. Piuttosto, gli occhi saranno puntati sui nuovi numeri illustrati ieri ad Atene, negativi e che potrebbero falsare tutte le proiezioni sui conti pubblici greci per il prossimo triennio. Il peggioramento, ad esempio, potrebbe rendere inevitabili nuove svalutazioni del debito greco che alberga nei forzieri delle banche europee, che in base a un piano comune d’estate lo hanno deprezzato del 21% (le quotazioni attuali sono attorno al 50% del valore nominale, per i bond greci).
Dai numeri emersi ieri il rapporto tra sbilancio dei conti e Pil 2011 sarà  dunque l’8,5%: solo per finanziere le maggiori spese serviranno 2 miliardi in più. L’anno prossimo invece il deficit/Pil sarà  al 6,8% (la stima era 6,5%). Lo stesso Pil a dicembre segnerà  un calo del 5,5%, mentre nel 2012 – quando avrebbe dovuto tornare a crescere, dello 0,6% – scenderà  di un 2%. Il governo locale dà  la colpa alla recessione che ha colpito il paese e minaccia i suoi vicini. I funzionari della troika, ben più liberisti per visione, incolpano i politici che non hanno saputo accelerare a sufficienza le riforme per ridurre il fabbisogno e i debiti.
Almeno è stata raggiunta l’intesa sull’uscita dei 30mila statali, non scontata anche per motivi legali. Dato che la Costituzione di Atene prevede per i dipendenti pubblici la garanzia del posto a vita, il governo teme una valanga di ricorsi giudiziari, e aveva proposto soluzioni di ripiego alla troika. Invece, forse spinti dal peggioramento della situazione, i ministri hanno votato in modo unanime la creazione di un “Fondo di riserva per il lavoro”, dove entreranno 30mila dipendenti con stipendio al 60% del totale, salvo essere licenziati in seguito. Per convincere di meritare gli aiuti internazionali, Atene ha promesso di ridurre i salari degli statali del 20% e il loro numero di un quinto entro il 2015, oltre a tagli al welfare, privatizzazioni e aumenti delle tasse. Anche se mezza Grecia è già  per strada che protesta, le misure potrebbero non bastare ai creditori stranieri.


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