Banche europee, servono 100 miliardi la ricapitalizzazione sul tavolo Ecofin

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MILANO – Il mercato scommette che i vertici europei dei prossimi giorni risolveranno i problemi finanziari delle banche del Vecchio continente. I listini hanno festeggiato prima di sapere cosa sarà  deciso dalla serie di incontri che è cominciata ieri con la riunione dell’Eurogruppo e si concluderà  mercoledì con il summit Ue. Nell’ultima seduta prima dell’Ecofin, i titoli bancari e assicurativi hanno fatto guadagnare alla Borsa di Francoforte il 3,5% e a quelle di Parigi e Milano (con il FtseMib a quota 16.116 punti) il 2,8% ciascuna.
L’incertezza resta comunque alta, sono molte le incognite da sciogliere, a comunicare da quale sia il reale fabbisogno patrimoniale delle principali banche europee. Secondo fonti vicine all’Ecofin, il sistema finanziario del Vecchio continente necessita di circa 100 miliardi di nuova liquidità . L’intenzione dell’European Banking Authority (Eba) sarebbe infatti quella di rafforzare l’indice del patrimonio di base (Core Tier 1) degli istituti europei al 9% (gli ultimi test dell’Eba sono stati fatti con un Core Tier 1 al 5%). Più ottimistica la previsione di Morgan Stanley, secondo cui oggi solo il 3,4% delle 89 principali banche europee ha un indice del patrimonio di base insufficiente (sotto il 4%). Tuttavia è anche vero che gli istituti Ue non hanno ancora fatto adeguati accantonamenti sui bond degli stati che rischiano il default. A questo proposito Morgan Stanley stima che se sia la Grecia che il Portogallo dovessero saltare, per i maggiori istituti europei ci sarebbe bisogno di 25 miliardi per tamponare le perdite legate ai bond greci e portoghesi. Per Standard & Poor’s, lo scenario è invece più fosco. Secondo i calcoli dell’agenzia di rating, mancherebbero all’appello del sistema finanziario Ue 115-132 miliardi, di cui la maggior parte sarebbe a carico delle banche spagnole (46-51 miliardi) ma una bella fetta graverebbe anche sui principali istituti italiani (23-29 miliardi).
Resta poi da capire chi si farà  carico di sopperire a queste necessità  di capitali. Ovvero chi pagherà  il conto del dissesto finanziario delle banche e degli Stati che rischiano il default. A questo proposito, il mondo bancario e assicurativo ha lanciato un appello al fondo salva-Stati (Efsf) affinché possa «assicurare parzialmente le obbligazioni pubbliche». L’Efsf avrebbe la possibilità  di erogare fino a 440 miliardi di prestiti, di cui però un terzo sarebbero in realtà  già  stati spesi nei vari interventi deliberati, tra cui quelli in aiuto di Atene. Dieci società  europee (di cui tre italiane) hanno infatti scritto una lettera al direttore dell’Efsf Klaus Regling, per sollecitare un intervento a sostegno delle obbligazioni degli stati a rischio. I firmatari dell’appello sono le tedesche Allianz, Commerzbank, Deutsche Bank e Munich Re, le italiane Generali, Mediobanca e Unicredit, la francese Axa, la spagnola Banco Popular e l’americana Pimco, il più grande gestore obbligazionario al mondo.


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