Bankitalia, pressing di Parigi per la scelta del dopo Draghi

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ROMA — Neppure dal colloquio di ieri pomeriggio tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi è venuto fuori l’annuncio sulla scelta del governo per il prossimo governatore della Banca d’Italia, e la lentezza nel decidere non è ben vista dal capo dello Stato.

Il segretario della Lega Umberto Bossi e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti hanno continuato a contrapporre la candidatura del direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli alla promozione, più naturale, dell’attuale direttore generale della banca di via Nazionale Fabrizio Saccomanni. Inoltre ieri, in una giornata non certo ordinaria per la politica italiana, è stato ricevuto dal presidente del Consiglio, a Palazzo Grazioli, Lorenzo Bini Smaghi, il componente italiano del comitato esecutivo della Banca centrale europea. E’ intorno al nome di quest’ultimo che si accumula elettricità . Perché mentre nel nostro Paese perdura una paralisi decisionale che difficilmente giova al prestigio dell’Italia tra i 17 Stati dell’euro, da fuori altri incalzano per soluzioni rapide.

«La questione è sempre seguita con attenzione dall’ambasciata di Francia a Roma», riferisce una fonte diplomatica francese al Corriere. Chi parla misura le parole, ma per il suo mestiere quanto dice è già  parecchio. La questione alla quale allude è quella del momento, tanto atteso da Parigi, in cui Bini Smaghi lascerà  il comitato esecutivo della Bce per fare spazio a un nuovo rappresentante della Francia in sostituzione del presidente Jean-Claude Trichet, destinato il 31 ottobre a cedere il suo ufficio a Mario Draghi, il governatore della Banca d’Italia uscente.

Nicolas Sarkozy ha fretta. Il presidente francese ne ha talmente tanta che ieri sarebbe stato lo stesso Berlusconi a parlarne con Napolitano. Se la poltrona assegnata finora a un italiano nel direttivo della Bce non si liberasse presto, prima della fine del mese il presidente francese potrebbe spingersi a una presa di posizione pubblica. Così si vociferava ieri a Roma tra persone a vario titolo interessate alla questione. Così sarebbe stato ipotizzato anche nel colloquio al Quirinale.

Va da sé che l’attività  dell’ambasciata di Palazzo Farnese sulla «questione» non si limita al tradurre per le rassegne stampa parigine articoli sui contrasti nel governo Berlusconi riguardo al successore di Draghi. E’ proprio a Palazzo Chigi che l’ambasciata di Francia non ha mancato di far presente quanto attenda le dimissioni di Bini Smaghi dalla Bce prima della fine del suo mandato, affinché il primo novembre gli italiani nel direttivo non si trovino ad essere due privando Parigi di un rappresentante.

Sarkozy ha davanti a sé un appuntamento prima del quale potrebbe far sentire la propria voce: il Consiglio europeo del 23 ottobre, imperniato sulle difficoltà  di euro e banche. Il giorno dopo si riunirà  il Consiglio superiore della Banca d’Italia, organismo tenuto a esprimere un parere sulla proposta di successore di Draghi che spetta al presidente del Consiglio e al governo avanzare e sottoporre a Napolitano. «Non serve un’accelerazione», ha detto Berlusconi ai giornalisti dopo aver incassato la fiducia. «C’è tempo fino al primo novembre», ha sostenuto, e le possibili soluzioni «sono tante». Parole che secondo alcuni segnalerebbero un allargamento della rosa dei potenziali governatori anche a Domenico Siniscalco e Lamberto Dini.

Resta il fatto che nel Consiglio europeo del 24 giugno, a Bruxelles, Sarkozy chiedendogli di dimettersi disse ad alta voce al telefono a Bini Smaghi: «Berlusconi mi ha dato la sua parola». La questione resta ingombrante per Palazzo Chigi. Mentre l’Italia non è al picco del suo prestigio verso partner e alleati. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton, che per la settimana prossima si accingeva a passare a Napoli e non a Roma prima di raggiungere Tripoli, ha cancellato l’Italia dalle tappe. Stando ai programmi di ieri, farà  scalo a Malta.


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