Camusso: Paese non ne puo’ piu’, il governo se ne vada

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 “Questo governo è contro i lavoratori”. E’ stato uno dei primi commenti del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, alla testa del corteo di Roma per la manifestazione nazionale indetta con i lavoratori del pubblico impiego e di scuola, università  e ricerca. La partecipazione “é ottima”, aggiunge, commentando la grande partecipazione. Per alcuni momenti alla testa del corteo si è fermato anche il leader di Sel Nichi Vendola. Il corteo è accompagnato dalla musica dei Beatles. Nelle prime file spicca anche un cartellone con la siluette di una ragazza in bikini, al quale sono appesi indumenti di biancheria intima con lo slogan: “i mercati internazionali si rifiutano di ballare il bunga-bunga”.

Diverse migliaia di persone hanno sfilato al corteo della Fp-Cgil a Roma in difesa del funzione pubblica. Il corteo, partito da piazza della Repubblica si e’ fermato piazza del Popolo dove si e’ concluso on l’intervento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso. Tra i manifestanti diverse bandiere rosse del sindacato e anche centinaia di studenti.

PAESE AFFONDA, NON CI RASSEGNIAMO –  “Non ci rassegniamo”. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, lo ha ripetuto decine di
volte per scandire tutti i passaggi del suo intervento alla manifestazione di oggi a Roma. “Lo abbiamo detto allo sciopero generale, lo diciamo ora – sottolinea – non ci rassegniamo a veder affondare il paese”.

CI VERGOGNIAMO DI IMMAGINE PAESE – “Ci vergogniamo per come siamo visti nel mondo”, dice il segretario generale Susanna Camusso, dal
palco della manifestazione della Cgil. “Se qualcuno avesse impiegato il suo tempo per leggere e per studiare non ci avrebbe detto che la crisi non c’era. Sono stati tre anni persi, tre anni a insultare il lavoro pubblico, tre anni sulle nostre spalle. Qualcuno – aggiunge Camusso – ora dovrebbe chiederci
scusa”.

PAESE ESPROPRIATO, BERLUSCONI SE NE VADA ORA – “Non ci rassegniamo a vedere espropriato il paese da una persona che pensa che mantenere il
suo potere sia un elisir di lunga vita”, dice la segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, con un riferimento implicito al presidente del Consiglio, e più in generale al Governo. “Non ne possiamo più, se ne vada ora, perché ogni giorno che passa abbiamo un problema in più”.

TUTTI I NODI DELLA PROTESTA – Un docente di scuola media con oltre 20 anni di servizio perderà  in 4 anni circa 9 mila euro. Un segretario scolastico circa 5.000 euro. Non serve molto per spiegare le ragioni che hanno spinto la Cgil ha portare oggi in piazza i lavoratori del settore pubblico e della scuola. Le ultime manovre – con il blocco dei salari, l’allungamento dell’età  pensionabile per le donne, il contributo oltre i 90.000 euro (contro i 300.000 euro dei privati) – hanno inciso pesantemente sul settore. E poi, sulle spalle, gravano ulteriori minacce, come la richiesta contenuta nero su bianco nella lettera della Bce al governo italiano di ridurre gli stipendi. “Il Governo dovrebbe valutare – hanno infatti scritto l’attuale presidente Jean Claude Trichet e il suo successore Mario Draghi – una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi”.

TAGLI OCCUPAZIONALI: “L’obiettivo annunciato dal Governo e dal ministro della Funzione Pubblica è tagliare oltre 300.000 dipendenti nel pubblico impiego tra il 2008 e il 2013”, hanno spiegato la segretaria della Fp Cgil, Rossana Dettori e il segretario confederale di Corso d’Italia, Fulvio Fammoni. L’obiettivo viene raggiunto in molti modi, ma anche riducendo i fondi del settore pubblico con i quali vengono anche assunti collaboratori. Nella scuola, dal 2009 al 2012 il taglio dei posti in organico sarà  pari a 131.900 unità  (87.400 docenti, 44.500 collaboratori scolastici e amministrativi) in base a quanto previsto dalla manovra del 2008, ai quali si aggiungeranno altri 8.200 posti per decreto dello scorso luglio.

STIPENDI BLOCCATI, PERDITE PESANTI: Nell’agosto 2010 la manovra aveva previsto un intervento sugli scatti di anzianità  dei docenti e dei personale della scuola, poi nel 2011 è arrivato il blocco triennale, fino a tutto il 2014, degli stipendi e della possibilità  di progressione economiche e di carriera. uest’ultima manovra vale una perdita di 2.692 euro l’anno per gli impiegati dei ministeri, di 3.433 euro per quelli delle agenzie fiscali, di 2.777 per il personale degli enti territoriali, di 2.944 euro per il dipendenti del servizio sanitario nazionale. Se si guarda anche l’effetto dei tagli sui salari accessori l’importo sale ancora di ulteriori 540 euro l’anno.

PENSIONI: Gli interventi sono più di uno. C’é il pagamento posticipato di 2 anni per il trattamento di fine servizio (il Tfr pubblico) per i pensionamenti di anzianità  e di 6 mesi per chi va in pensione con 65 anni d’età  o con 40 anni di contributi. A questo si aggiunge il pensionamento a 65 anni per le donne e l’arrivo della finestra mobile per tutte le pensioni

LE ALTRE NORME: Ma anche altre norme, introdotte di recente, incidono sui lavoratori pubblici. I trasferimenti territoriali possono essere decisi dal dirigente. E’ stata resa obbligatoria la visita fiscale dal primo giorno di assenza se questa si verifica nelle giornate precedenti o successivi a quelle non lavorative. Si invertono le regole per cui sarà  l’amministrazione a decidere unilateralmente se accettare o meno il trattamento in servizio del dipendente che ha superato i limiti d’età  per la pensione. C’é poi il contributo per i redditi alti: un 3% di tassazione che per i lavoratori pubblici parte oltre i 90.000 euro di reddito l’anno mentre per i privati (che potranno anche dedurlo) solo quando si superano i 300.000 euro.


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