Dalla “banca di famiglia” 63 milioni al clan Verdini

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FIRENZE – L’onorevole Denis Verdini, coordinatore del Pdl e per vent’anni presidente del Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio, ha sempre rivendicato il merito di aver messo la sua banca al servizio del territorio. I consulenti dei commissari della Banca d’Italia, che governano il piccolo istituto dal 27 luglio 2010, giorno in cui fu commissariato dal Tesoro, scrivono che la banca di Verdini è stata anche – e parecchio – al servizio del presidente, dei suoi familiari, di consiglieri, sindaci revisori, probiviri e rispettive società . Ossia di numerosissime «parti correlate», nei confronti delle quali alla data del 31 luglio 2010 il Credito Cooperativo risultava esposto per 63 milioni di euro (più o meno 120 miliardi di lire).
Una cifra di tutto rispetto se si considera che il patrimonio di sorveglianza della banca ammontava a 53 milioni. La procura di Firenze e il Ros dei carabinieri – che si sono basati sulle analisi dei commissari di Bankitalia per contestare a 55 persone, primo fra tutti l’ex presidente Verdini, reati che vanno dalla associazione a delinquere, all’appropriazione indebita, al falso in bilancio – ritengono che almeno una parte di quei prestiti sia stata erogata senza idonee garanzie, così come quelli di cui ha beneficiato per anni il senatore Marcello Dell’Utri.
Dei 63 milioni di esposizione verso le «parti correlate», 9,4 erano nei confronti di persone fisiche, e di essi ben 9,1 erano prestiti erogati dalla banca al presidente Verdini (1,6 milioni) e a sua moglie Simonetta Fossombroni (7,5 milioni). I consulenti rilevano che la signora Verdini abbia utilizzato la maggior parte del cospicuo prestito, cresciuto nel tempo, per acquistare e ristrutturare il complesso di Montartino. A loro giudizio, a fronte di una crescente esposizione il Credito Cooperativo aveva rinunciato a parte delle garanzie in suo favore, cancellando l’ipoteca sulla villa di famiglia a San Casciano che la signora dichiarava di voler vendere (ma che non era stata invece ceduta) e non iscrivendo ipoteca sul bene «presumibilmente di maggior valore» posseduto dai coniugi Verdini, e cioè la tenuta di Montartino. Il debito dei Verdini con la banca è stato recentemente estinto grazie a un prestito di 8,3 milioni di euro del re delle cliniche private Antonio Angelucci, senatore pdl.
Fin dalle indagini sul G8 e sui Grandi Eventi era noto che l’onorevole Verdini si era molto speso per sostenere l’attività  imprenditoriale dell’amico Riccardo Fusi e del gruppo Btp, che ha ottenuto prestiti giudicati in alcuni casi spericolati dal Credito Cooperativo. Dalla relazione dei consulenti dei commissari risulta che la banca ha fortemente (e talora imprudentemente) sostenuto anche le iniziative editoriali di Denis Verdini: alla data del 31 luglio 2010 era esposta per 7 milioni con la Società  Toscana di Edizioni (Ste), che pubblica il Giornale della Toscana, inserto regionale del Giornale della famiglia Berlusconi, per oltre 5 milioni con la Sette Mari Scarl, che edita il giornale locale Metropoli, e per 1 milione e 700 mila euro con la Edicity Srl, che possiede quote della Ste e di due radio locali, Lady Radio e Rdf.


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