Diversità  e diseguaglianza nella società  dell’immigrazione

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Ci si propone di far crescere, rispetto ai dati delle diversità , attenzione e consapevolezza. (…) Un altro riferimento: il 7 e l’8 dicembre prossimi si terrà  a Berlino un convegno internazionale su Diversity in societies of immigration: studi di “casi”, e di modelli e politiche, con attenzione alle vicende – di cambiamento, di “integrazione”, di conflitto – in varie città  europee. La domanda: come definire le diversità  nel contesto delle nostre società , “società  dell’immigrazione”.
Dunque l’impegno a ripensare le categorie di analisi e le parole stesse che usiamo. Si porta l’attenzione su contesti e normative, su strategie e pratiche, sui diversi “attori”. Si mette a fuoco il fenomeno dei numeri altissimi – e saranno sempre più alti – di coloro che sono parte dei processi di mobilità . Qui una nota sul “genere”, categoria ormai largamente recepita (io preferisco i generi). Di questo dato di diversità  ci si è resi conto. Siamo donne e uomini. Però non basta. Le diverse generazioni (condizioni, esperienze, aspettative); quali le risorse (economiche, culturali), quali i contesti (normative, processi di apertura, o resistenze). E anche in questo caso, importanti i molteplici, dinamici percorsi. Gli altri riferimenti: ci sono le persone definite come diversamente abili e i “soggetti” Lgbt. Esperienze di vita a lungo lasciate invisibili, che sono oggi nominate. (…)
Analisi e letture che contraddicono la (più consueta) pratica di sottolineare, di questa fase storica, soltanto gli aspetti negativi. Tutti gli ambiti a cui si riferiscono questi accenni sono segnati dall’emergere di soggetti attivi e da spinte e meccanismi che, in qualche misura, aprono alla prospettiva di cambiamenti, di possibili percorsi, nella società , nella cultura. E c’è la pressione che in vari modi viene da organismi e iniziative a livello europeo e internazionale. Stiamo – forse – imparando a collocarci nel quadro delle molteplici, complesse diversità . Che si incrociano, certo, con i meccanismi delle disuguaglianze: disuguaglianze nel riconoscimento di diritti, nella disponibilità  di risorse economiche e nell’accesso a sostegni e servizi, e nelle “capabilities”.
Sono sistemi di pesanti disuguaglianze quelli in cui siamo collocati. Le nostre società  sono strutturate in gerarchie economiche e sociali; anche il sistema dei diritti è, a suo modo, gerarchico. Non facile modificare questo impianto. Di questo ha parlato Romano Prodi nel ciclo di trasmissioni che tiene su La7, con attenzione ai meccanismi e ai dati, e con una forte denuncia della gravità  dei problemi. Richiamando i meccanismi positivi che hanno caratterizzato, nei decenni scorsi, il “modello” del welfare state si è interrogato, facendo anche riferimento alle diverse situazioni e aree geografiche che conosce bene, sul mondo che verrà . Nelle letture che colgono contesti ed esperienze in cui – in qualche modo – ci si apre allo scenario del vivere nelle diversità , quasi mai si affrontano le disuguaglianze. O si può forse dirlo così: questo dato lo si lascia sullo sfondo. E nelle articolate analisi proposte nel corso della trasmissione del 18 ottobre, la parola diversità  non è stata pronunciata. Voglio solo dire che è davvero complessa, la lettura del sociale. Queste difficoltà  le troviamo in tutti i differenti approcci disciplinari che si occupano di queste questioni (sulla base di statistiche e di studi approfonditi, affrontati sia a livello europeo sia in una prospettiva “globale”). Non facile, confrontarsi con i molteplici aspetti del mondo che verrà .
(versione completa su www.sbilanciamoci.info)


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