E il faccendiere ordinò il pressing su Tremonti “Tiri fuori i soldi”

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ROMA – Non sta in Parlamento, né nel governo, perché Berlusconi non ce lo ha messo, ma Valter Lavitola, editore dell’Avanti, è il prototipo del lobbista più smaliziato e senza scrupoli che ci si possa immaginare. Sulla questione dei fondi per l’editoria poi, che lo tocca da vicino, non passa giorno, in quell’autunno del 2009 quando i suoi telefoni finirono sotto intercettazione a Pescara nell’ambito dell’inchiesta Spadaccini, senza lunghe telefonate per pilotare da fuori l’attività  parlamentare. Come quella con Giampiero Catone, apostrofano con un «essendo tu abbastanza bandito». O l’altra con il senatore Giuseppe Esposito cui “ordina” di far passare un emendamento.
MO’ TI FACCIO UN APPUNTO
(9 ottobre 2009)
Lavitola telefona a Catone per preparare un piano contro Tremonti che non vuole dare i fondi promessi all’editoria. L’ex direttore della Discussione, pidiellino passato con Fini e poi tornato nella maggioranza con Popolo e territorio, promosso sottosegretario all’Ambiente a maggio scorso, è sugli attenti. Lavitola è brusco con lui («Che tieni fretta?) e gli detta le mosse da fare, compreso un appello bipartisan. Catone obbedisce.
Catone «Valteruccio…».
L. «Senti Giampie’, ci sta una situazione da allarme rosso che si è evoluta in queste ore. Nonostante sia stato fatto lo stanziamento dei 70 milioni al capitolo dell’editoria, e Bonaiuti abbia sollecitato Canzio e poi anche Tremonti per iscritto, Tremonti ha risposto con una carta scritta, ovviamente Bonaiuti non sa che io lo so, dicendo che siccome non c’è stato il gettito di entrata sulle accise, (…) praticamente lui non paga. Quest’anno andrebbe a torta con meno del 50%, che è un disastro».
C. «E come si fa?».
L. «Sto provando a far intervenire Berlusconi e a farlo muovere per far qualcosa. Però mi dicono che Fini si sta già  interessando mosso da quello lì… Raisi (Enzo Raisi, deputato finiano, ndr.)…».
C. «Eh sì».
L. «Siccome c’è una legge che stanzia questi fondi, il ministro non può non attribuirli anche se non c’è il gettito d’entrata, è una questione di lana caprina che sta facendo Tremonti. Se tu ti rendessi parte diligente per raccogliere un po’ di firme di parlamentari sia di destra che di sinistra, e mandare a Fini e a Schifani questo documento chiedendogli di intervenire, sarebbe fondamentale».
C. «Mandami un documento e ti faccio raccogliere firme sia da sinistra che da destra».
L. «C’hai pure qualcuno al Senato?».
C. «Ma alla Camera non bastano, famme capì».
L. «Sì bastano, era per coinvolgere Schifani».
C. «A Schifani non gliene fotte niente, l’essenziale è che tu glielo dici».
L. «La cosa migliore a questo punto, hai ragione, è Fini».
C. «Siccome in Commissione bilancio siamo in quattro ad avere i giornali, eh tutti e quattro andremmo a capa sotto, è chiaro che loro con quattro voti contrari in Commissione bilancio vanno sotto su tutto».
L. «E certo».
C. «Il segnale è quello».
L. «Ma tu ne dovresti parlare pure ai capigruppo».
C. «Sì, sì».
L. «Ne dovresti parlare ai capigruppo, coinvolgere Italo che comunque sia è… hai capito cosa dico io? Bisogna fare…»
C. «Tu abbozzami questa lettera».
L. «Aspetta Giampie’, ma vai di fretta?».
C. «Dimmi, dimmi».
L. «Sono due fasi, io ti abbozzo questa lettera, e te la mando. L’altra cosa è che bisogna muoversi in due sensi, uno vedere chi sono gli altri. Anche l’Udc ha un giornale? La Lega?».
C. «Sì, sì, ce l’hanno tutti i giornali. Ci sta Bocchino, ci sta Angeloni…».
L. «La questione è capire chi sono i parlamentari che possono essere sensibili a ‘sta storia e fare una lettera a Fini così che la possa usare come strumento verso Tremonti. L’altra, essendo tu abbastanza bandito, dovresti porre il problema ai capigruppo, dandogli pure la copia di questa lettera, e andargli a dire…».
C. «Se non passa, il governo va sotto».
L. «Mandando un messaggio al presidente a firma di varie persone».
C. «È chiaro, è chiaro eh eh».
L. «Ai capigruppo e a Berlusconi».
C. «Siccome dentro la Commissione Bilancio ce ne sono quattro che, a prescindere dai partiti, hanno giornali propri».
L. «Ma chi sono? Anche quello della Lega?».
C. «Io, De Angelis, Girlanda…».
L. «E chi è Girlanda?».
C. «Girlanda c’ha il Corriere dell’Umbria, il Corriere di Siena».
L. «E poi l’altro chi è?».
C. «De Angelis c’ha Area».
L. «Area cos’è, di centrodestra?».
C. «Sì sì, tutti di centrodestra».
L. «E poi chi ci sta?».
C. «Coso…, mo’ non mi viene in mente il nome».
L. «Ma non è della Lega no?».
C. «No, no».
L. «Ah, allora bene. Questa è la partita».
C. «Siccome siamo quattro là  dentro…».
L. «Quanto è la maggioranza alla Commissione bilancio?».
C. «La maggioranza sono tre, bastano due che votano alla parte opposta e vanno sotto».
L. «O quattro che non ci vanno».
C. «O quattro che non ci vanno e che non fanno delegare».
METTITI TU SULL’EMENDAMENTO
(22 ottobre 2009)
A palazzo Madama Giuseppe Esposito è considerato il senatore più vicino al presidente Renato Schifani. Con lui Lavitola parla spesso, come in questo caso, per sollecitargli l’ammissibilità  di uno degli emendamenti per i fondi all’editoria.
Lavitola «Volevo sapere che avete fatto con l’emendamento?».
Esposito «L’abbiamo presentato, sta sulla Finanziaria, stiamo combattendo, domani mattina finiamo di combattere per l’ammissibilità , e poi andiamo avanti».
L. «Che ritieni rispetto all’ammissibilità ?».
E. «È complicata perché è proprio una delle direttive che ci ha dato Tremonti, vediamo se riusciamo a dimenticarcela».
L. «Ma ci si riesce o no, tu tanto le sai le cose».
E. «Per domani lo so Valter, domani lo so».
L. «Ti ci metti tu sopra o lasci a qualcuno del legislativo?».
E. «Mi ci sono già  messo io sopra».
L. «Vabbè, allora se lo fai tu è fatta».


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