Eni, scoperta record in Mozambico “Gas per 6 anni di consumi italiani”

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MILANO – Dopo cinque anni di ricerche marine in Mozambico Eni scopre un giacimento di gas naturale, con un potenziale di 425 miliardi di metri cubi. Per dare un’idea, l’Italia nel 2010 ha consumato 81,1 miliardi di metri cubi. In cinque anni dovrebbe così aumentare di circa 200mila barili la produzione Eni (oggi sui 2 milioni).
La notizia, anticipata agli investitori a inizio ottobre in un viaggio in Congo, riguarda il prospetto Mamba Sud 1, Area 4. «È la più grande scoperta di idrocarburi che Eni abbia mai fatto da operatore (leader nei consorzi, ndr) – ha detto l’amministratore delegato Paolo Scaroni – e darà  forte impulso alla presenza nel Pacifico e nell’Oceano indiano». Il gruppo, leader negli idrocarburi in Africa, è però poco affacciato sull’Asia, l’area a maggior crescita mondiale dove i prezzi del gas sono i più allettanti: circa 18 dollari per un milione di Btu (l’unità  di calore standard), contro 10-11 dollari per le consegne in Europa e 3-4 dollari negli Stati Uniti.
Dopo gli investimenti – una ventina di miliardi di dollari, secondo stime scolastiche – Eni conta di veicolare quel gas, via navi metaniere, sui redditizi mercati di Cina, India e Australia, insidiando rivali come Shell e British gas. I lavori di sviluppo ed estrazione dovrebbero chiudersi nel 2016. Vanno anche costruiti gli impianti a terra, specie i liquefattori, per poter pompare il gas nelle navi Gnl. «La scoperta consentirebbe di coprire tutto il consumo dell’Italia per sei anni – ha detto Scaroni – ma quel gas sarà  esportato in forma liquida, e grosso modo un liquefattore da 6 miliardi di metri cubi costa 5 miliardi di dollari. Se ipotizziamo di farne due sono circa 10 miliardi, cui vanno aggiunti gli investimenti di sviluppo: ci vorranno alcuni anni, alla fine il campo potrà  produrre l’equivalente di 300mila barili al giorno». Di questi, la quota degli italiani dovrebbe essere circa il 70%, pari al peso di Eni nel consorzio di sfruttamento, che poi annovera con un 10% a testa la portoghese Galp energia, la coreana Kogas e la locale Enh.
Il gas si trova nel bacino di Rovuma, a 40 chilometri dalla costa Nord del paese, ed è «di ottima qualità », scrive Eni. «Il pozzo è 1.500 metri sotto il mare – ha detto il direttore generale Claudio Descalzi – i bacini vanno da 2mila a 4.500 metri, dove partono montagne di sabbia di circa 350 metri, piene di gas». In Borsa, durante una seduta molto negativa, l’azione Eni ha tenuto il prezzo e chiuso a 15,82 euro (+0,64%).
In serata il gruppo con sede all’Eur ha poi reso noto che l’incontro al Ministero dello sviluppo con sindacati e lavoratori della raffineria di Porto Marghera non ha prodotto alcun accordo. «La crisi della raffinazione sta comportando una grave perdita anche nel 2011», pertanto Eni «conferma la necessità  di procedere col piano di fermata degli impianti dal 1° novembre». Il comune di Venezia, invece, ha chiesto «di aprire un tavolo alla presidenza del consiglio e assicurare la continuità  industriale».


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