Il para-golpista Lobo domani dal papa

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Oggi arriva a Roma il presidente (para-golpista) dell’Honduras Porfirio Lobo, dove domattina alle 11 incontrerà  in Vaticano papa Ratzinger. E’ accompagnato dalla moglie Rosa Elena e da una delegazione guidata dal ministro degli esteri Arturo Corrales, con giornalisti al seguito. Fra loro però non ci sarà  Amado Là³pez, direttore di Canal 36, un’emittente indipendente honduregna che non è amica del regime (post-para-golpista) di Lobo o quantomeno del poderoso cardinale Rodrà­guez Madariaga che avrebbe posto personalmente il veto sulla presenza di quel giornalista. Madariaga per un certo tempo come uno degli esponenti dell’ala progressista della chiesa latino-americana, con il golpe contro il presidente (costituzionale e liberale, non comunista) Manuel Zelaya, giugno 2009, riscoprì le radici della oligarchia honduregna a cui appartiene e che propiziò (con il beneplacito, come si sarebbe poi visto del dipartimento di stato Usa della signora Clinton) «il primo colpo di stato dell’era Obama in America latina», una vecchia pratica che si credeva estinta. Durante il golpe guidato dai militari che misero alla testa del paese la testa di turco Micheletti, presidente del Congresso e liberale come Zelaya, il cardinal Madariaga non si schierò con il suo gregge ma con lorsignori dell’oligarchia di sempre. E dopo tacque sulla repressione della resistenza popolare che costò e costa ancora morti ammazzati: militanti dell’opposizione, campesinos, sindacalisti, leader indigeni (40 dal 2009) giornalisti (15 nei 18 mesi del «democratico» Lobo).
Lobo, con l’aiuto Usa, è riuscito a farsi riaccettare in società . Quattro mesi fa con la mediazione dei presidenti di Colombia e Venezuela, Manuel Santos e Hugo Chà¡vez, fra lui e l’esiliato Zelaya fu firmato a Cartagena de Indias un accordo di scambio che prevedeva la riammissione dell’Honduras di Lobo nell’Osa (Organizzazione degli stati americani) e nella «comunità  internazionale» (con relativa ripresa di aiuti) in cambio del ritorno di Zelaya. Ma da allora la situazione non è migliorata: il regime di Lobo continua a essere un regime para-golpista, la violenza contro l’opposizione ricorda da vicino il terrorismo di stato.


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