Il ricco bottino degli islamisti

Loading

 TUNISI. La giornata si è fatta sempre più tesa aspettando il risultato elettorale, quello definitivo dovrebbe arrivare oggi. Fin dalla notte comunque circolava la voce di una vittoria relativa del partito islamista En-nahda. La sede del partito, assediata da giornalisti di tutto il mondo, restava chiusa, i dirigenti attendevano il pomeriggio per dare una versione, probabilmente al ribasso, del loro successo: nei seggi scrutinati la percentuale è intorno al 30%. Voci, non confermate, parlano invece di oltre il 40. Il commento a caldo è del responsabile della campagna elettorale del partito islamista, Jlassi Abdelhamid: ha promesso che nella Costituente lavoreranno per «un’alleanza stabile con tutte le forze patriottiche».

Alleanza che potrebbe essere raggiunta con candidati eletti nelle liste satellite che potranno rafforzare la componente islamista. Certo En-nahda dovrà  fare i conti con una opposizione laica e progressista, che da giorni ha annunciato l’intenzione di allearsi nella Costituente. Del resto è l’unica possibilità  che resta per porre rimedio alla frantumazione determinata dalla presentazione al voto in ordine sparso. La segretaria generale del Partito democratico progressista, Maya J’ribi, ha ammesso subito la sconfitta della sua formazione, che secondo i sondaggi veniva data in seconda posizione a ridosso di En-nahda. Così non è andata. Anche il Polo democratico modernista che negli ultimi giorni sembrava rimontare le posizioni ha invece ammesso che il magro risultato è in gran parte l’effetto della divisione delle forze democratiche. «Ci sono mancati dieci giorni di campagna elettorale e un po’ di soldi», si lamentava il coordinatore Riad Ben Fadhel. Ma il progetto che ha riunito l’ex partito comunista Ettajdid, i socialisti di sinistra, il partito repubblicano e alcune formazioni della società  civile resta in piedi, anzi a novembre terrà  il primo congresso e dentro il Polo si scioglieranno le varie componenti.
Tutti i partiti sottolineano l’importanza della giornata storica per la Tunisia. Hanno votato oltre il 90 per cento degli iscritti alle liste elettorali. L’apatia, che sembrava aver colto i tunisini in estate quando dovevano iscriversi alle liste, domenica sembrava completamente scomparsa, anzi c’erano anche non iscritti che andavano a votare negli appositi seggi. Interminabili file incolonnate lungo i marciapiedi – a volte le donne per non essere continuamente toccate dai maschi nella ressa hanno preferito una fila separata – o all’interno dei cortili delle scuole. Molti dicevano di votare per la prima volta, qualcuno con le lacrime agli occhi.
Senza intemperanze, con pazienza, aiutando gli anziani o le donne incinte, i tunisini hanno dato un esempio di civiltà  invidiabile per chi viene da un paese dove non si rispettano le code e nemmeno le persone anziane.
L’incertezza è aumentata e così la tensione durante la giornata, per il continuo rinvio, da parte dell’Alta istanza per le elezioni, della conferenza stampa che doveva annunciare risultati parziali. Certo le operazioni di voto sono lunghe perché oltre a calcolare i seggi assegnati proporzionalmente vi è anche il calcolo dei resti. I primi, e per parecchio tempo gli unici a parlare sono stati gli osservatori, numerosi, provenienti da diversi paesi, che nonostante alcune denunce hanno avallato il primo voto libero della storia tunisina e anche il primo voto realizzato nel paese che ha dato il via alle rivolte/rivoluzioni arabe.
La beffa della storia vuole che a vincere le elezioni siano gli islamisti che quella rivoluzione non hanno fatto. Una rivoluzione per la dignità , la giustizia sociale e la libertà , non in nome né per i valori dell’islam. Ma tant’è.
Molti tunisini affermano di aver votato En-nahda perché si presenta come un partito onesto, oltre a essere una formazione ricca che ha dispensato aiuti a molti indigenti e altrettanti ne ha promessi se avesse vinto le elezioni. Una politica che paga, anche se l’unico politico a essere contestato al seggio è stato proprio il leader storico di En-nahda, Rachid Ghannouchi, tornato in Tunisia dall’esilio di Londra dopo la fuga di Ben Ali. All’uscita dal suo seggio, in una zona residenziale di Tunisi, è stato accolto da grida rispolverate dai tempi della rivoluzione: «dégage» (vattene, torna a Londra).
Nel pomeriggio, davanti al palazzo dei congressi che ospita il centro stampa, si è tenuta la prima manifestazione contro la vittoria di En-nahda. Qualche decina di giovani seduti per terra urlava contro gli islamisti che avevano comprato i voti, che avevano fatto votare i non iscritti, che non rispetteranno i valori della rivoluzione. Comunque erano molti di più i poliziotti che circondavano la protesta. Ma è bastata questa piccola manifestazione per mandare in tilt il traffico del centro, che già  quotidianamente sottopone gli abitanti a un notevole stress e all’inquinamento.


Related Articles

I 100 giorni di Humala Avanti con moderazione

Loading

Perù A tre mesi dall’insediamento il presidente ha mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale anche se la corruzione incistata e le pressioni delle compagnie minerarie sono palle al piede

I Pirati del Sinai

Loading

Non c’è pace nel deserto che divide Egitto e Israele. Dove i beduini rivendicano le terre cedute da Mubarak ai tour operator. Con assalti e sequestri  Sono dodici le tribù nomadi che popolano la Penisola del Sinai. Negli Anni ’80 le loro terre vennero vendute agli operatori alberghieri A un anno dalla caduta di Mubarak, kalashnikov alla mano, chiedono ciò che gli è stato tolto. L’industria del turismo è entrata nel loro mirino. Con assalti, sequestri e sparatorie I clan sono dediti al traffico illecito di ogni merce su vecchie rotte carovaniereC’è un mercato di quasi due milioni di persone sotto assedio a Gaza da soddisfare

La faida che scuote il trono del Crisantemo

Loading

Lite sulla successione tra i due figli dell’imperatore. Interviene il governo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment