Inchiesta P4, Bisignani libero domani

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NAPOLI — Potrebbe tornare in libertà  domani Luigi Bisignani, il lobbista accusato di appartenenza alla cosiddetta P4 che ha deciso di patteggiare la pena con i pubblici ministeri. Il giudice Luigi Giordano sta esaminando la richiesta congiunta delle parti per l’emissione della condanna a un anno e otto mesi e in attesa di chiudere la procedura avrebbe già  annunciato di voler accogliere l’istanza di scarcerazione presentata dai legali dell’imputato. Inizialmente si era ipotizzato di sottoporlo all’obbligo di firma, ma di fronte a questa eventualità  gli avvocati avrebbero manifestato la propria intenzione di far saltare l’accordo con i rappresentanti dell’accusa e alla fine anche questa «misura» dovrebbe essere esclusa.
Agli arresti domiciliari potrebbe invece andare presto l’altro imputato dell’inchiesta, il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, chiuso nel carcere di Poggioreale dal 20 luglio scorso, quando la Camera diede il via libera alla cattura disposta dal giudice di Napoli per associazione a delinquere finalizzata a commettere i reati di corruzione, concussione, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto. Il tribunale di Napoli gli ha concesso di tornare a casa, ma adesso dovranno pronunciarsi i magistrati romani che avevano ricevuto alcuni atti riguardanti un episodio di corruzione. Il via libera appare scontato, ma bisognerà  comunque attendere i tempi tecnici necessari all’esame dell’istanza. In queste settimane Papa si era appellato anche al premier Silvio Berlusconi sostenendo di aver ricevuto pressioni dagli inquirenti — ma senza mai precisare le circostanze — per accusare lui e Bisignani in cambio della libertà .
Con l’uscita di scena di Bisignani si chiude la prima fase giudiziaria, certamente quella che maggiormente mette in fibrillazione i potenti viste le sue frequentazioni con ministri, politici, imprenditori, giornalisti, uomini sistemati nei posti chiave delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. La trattativa tra i suoi legali Fabio Lattanzi e Giampiero Pirolo con i pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio si è chiusa con l’accordo su un patteggiamento «tombale» sul processo già  avviato per favoreggiamento nei confronti di Papa (con la condanna a sei mesi) e sulle indagini aperte per associazione a delinquere (con la condanna a un anno e due mesi).
Vuol dire che non potranno più essere utilizzate contro di lui le intercettazioni telefoniche e ambientali, i documenti contenuti nei suoi computer, il materiale sequestrato nel suo ufficio e nella sua abitazione. Il lobbista rimane comunque testimone e certamente sarà  convocato al processo contro Papa. E forse non è un caso che i difensori del parlamentare pdl, gli avvocati Giuseppe D’Alise e Carlo Di Casola, abbiano chiesto al tribunale di non dividere le loro posizioni processuali. La loro istanza non è stata accolta e adesso non è escluso che con la sua deposizione Bisignani possa portare elementi utili all’accusa. Del resto anche gli atti acquisiti in questi mesi di attività  investigativa potrebbero aver fornito spunti per altre verifiche sui personaggi a lui collegati, soprattutto se si tratta di pubblici ufficiali che potrebbero aver commesso reati violando le loro funzioni d’ufficio.


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