La guerra dei rifiuti alle porte di Roma

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ROMA – «Passeranno sopra i nostri cadaveri. Non lasceremo che si avvicini qui nemmeno un camion dell’Ama». L’Ama è la municipalizzata che a Roma si occupa della raccolta dei rifiuti e chi parla è una delle tante mamme di Riano, comune a nord di Roma, che insieme a Corcolle (una località  a est della capitale) ospiterà  le due nuove discariche che, tempo tre mesi, manderanno in pensione Malagrotta. Si chiude un’epoca durata 30 anni e si apre una pagina di polemiche e proteste che somiglia tanto a ciò che è accaduto e accade in Campania. Anche lì, commissari straordinari per l’emergenza rifiuti, discariche «temporanee», cittadini pronti alle barricate. A Roma mancano i rifiuti per strada (ipotesi esclusa dalla governatrice Renata Polverini a patto che «si vada avanti con le decisioni prese») e, per ora, la rivolta. Ma il dissenso è generalizzato.
Ieri 2000 abitanti di Riano e un centinaio di cittadini di Corcolle hanno occupato le strade che conducono alle cave di Quadro Alto e alla vallata di tufo in località  San Vittorino. Nella prima andranno 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti, nella seconda un milione e mezzo. Secondo i piani del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, nominato commissario straordinario, dovrebbero essere utilizzati solo per 36 mesi, fino al 2015. Per quella data, la Regione vorrebbe chiudere la questione rifiuti nella capitale, con la costruzione di un impianto di trattamento e una mini-discarica a Pizzo del Prete, nel comune di Fiumicino. Un “sistema integrato” che si scontra, già  adesso, con le proteste degli abitanti.
La sensazione diffusa è quella di una totale mancanza di fiducia nelle istituzioni. «Due settimane fa Alemanno è venuto a rassicurarci: qui da voi nessuna discarica», raccontano a Corcolle. «In Italia non c’è niente di più definitivo del temporaneo», ironizzano i manifestanti in corteo. Tra loro, tra bandiere del Pdl listate a lutto insieme a quelle del Pd, dei Verdi, dell’Idv, di Sel e della Federazione della sinistra, sfila anche Piero Marrazzo, alla seconda uscita pubblica in meno di un mese. «Sono qui sia come cittadino (il giornalista ha una villa a Riano, ndr), sia come ex presidente della Regione ed ex commissario ai rifiuti. Non si può dire chiudiamo Malagrotta per poi spostarla da un’altra parte, oltretutto in una zona che ha un’insostenibilità  strutturale e che io, per questo, non avevo autorizzato».
Malagrotta, però, va chiusa. Sulla discarica più grande d’Europa pende una procedura di infrazione da parte della Ue che vieta di riversare il cosiddetto rifiuto “tal quale” e lo stesso ministero dell’Ambiente (attraverso l’Ispra) ha avvertito le istituzioni locali della presenza nel terreno di mercurio e metalli inquinanti. Il 31 dicembre, insomma (salvo proroghe di uno o due mesi) i cancelli di Malagrotta chiuderanno. Nel frattempo inizieranno i lavori per rendere idonei i nuovi siti. Nonostante la contrarietà  degli abitanti e di alcuni vip che, da Venditti a Piovani, a Baudo, si sono schierati con i manifestanti. La soluzione, per loro, è una sola: raccolta differenziata porta a porta. «Chi protesta oggi dica qual è il migliore sito alternativo a quelli individuati», contrattacca la Polverini. «Se daranno queste indicazioni con le motivazioni tecniche adeguate allora saranno credibili, altrimenti sarà  la solita pattuglia di personaggi orientati a dire no che ha rischiato di portare Roma alla stessa situazione di Napoli». Ma se veramente il rischio è scongiurato bisognerà  attendere le prossime mosse, tra esproprio dei terreni, inizio dei lavori, ricorsi al Tar annunciati e barricate minacciate.


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