La lettera: pensioni, licenziamenti più facili, Sud arriva la cassa integrazione per gli statali

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ROMA — Piano per il Sud, licenziamenti per motivi economici, cassa integrazione per i pubblici dipendenti, liberalizzazione delle professioni, accelerazione delle infrastrutture, dismissioni del patrimonio pubblico, riforme istituzionali. Sono queste le linee d’intervento che Silvio Berlusconi ha consegnato ieri all’Unione Europea in occasione del vertice dei capi di Stato, a Bruxelles.
Una lettera di 17 pagine, ritoccata per aggiungervi, come richiesto dall’Ue, un preciso cronoprogramma delle misure, e preceduta da un preambolo: «Caro Herman, caro José Manuel…», diretto rispettivamente ai presidenti del Consiglio e della Commissione Ue, Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso. E conclusa dalla frase: «Un forte abbraccio».
Tre capitoli. La missiva è suddivisa in tre capitoli: «I fondamentali dell’economia», che riepiloga il percorso di risanamento che porterà  al pareggio di bilancio nel 2013, attraverso le manovre di correzione. «Creare condizioni strutturali favorevoli alla crescita», che elenca i nove interventi per garantire lo sviluppo da attuare nei prossimi otto mesi. «Una finanza pubblica sostenibile», che riassume (senza introdurre novità ) la normativa sulle pensioni, spiega il meccanismo della clausola di salvaguardia apposto alla delega fiscale e assistenziale, lancia un piano delle dismissioni e la razionalizzazione della spesa pubblica. In coda c’è la creazione di una commissione sul debito pubblico e le modifiche alla Costituzione sul pareggio di bilancio.
Il governo promette infine di monitorare «costantemente l’andamento dei conti pubblici». E «qualora il deterioramento del ciclo economico dovesse portare a un peggioramento nei saldi, il governo interverrà  prontamente».
Il debito antico. «L’Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo», esordisce la lettera, auspicando che la situazione italiana venga «letta tenendo in debita considerazione gli equilibri più generali che coinvolgono l’intera area europea». Il governo Berlusconi si considera non responsabile dell’attuale crisi del debito, perché si tratta di «problemi antichi» e perché la loro maggiore gravità  oggi è da attribuirsi anche «al nuovo contesto nel quale ci si è trovati a governarli».
La crescita. Il governo, che deve ancora approvare il decreto Sviluppo, promette all’Ue di attuarlo nei prossimi 8 mesi, recuperando risorse dal piano di dismissioni del patrimonio pubblico che partirà  il 30 novembre prossimo: 5 miliardi di euro all’anno per il prossimo triennio, puntando sulla cessione delle aziende controllate da Regioni ed enti locali. Altre risorse verranno dal varo, entro il prossimo 15 novembre, del cosiddetto Eurosud, il piano straordinario per il Mezzogiorno, anticipato a Barroso dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che prevede il recupero dei fondi strutturali 2007-2013.
Studio e lavoro. Entro l’anno saranno approvati tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria, mentre per l’anno 2012-2013 sarà  definito un programma di ristrutturazione delle scuole risultate «insoddisfacenti» sulla base delle prove Invalsi. Si promette un aumento del «livello stipendiale» dei docenti entro cinque anni.
Sempre entro l’anno il governo s’impegna a approvare interventi per favorire l’occupazione giovanile e femminile attraverso l’apprendistato, il part time e il credito d’imposta per chi assume. Entro maggio è prevista l’introduzione dei licenziamenti per motivi economici e un inasprimento delle condizioni di applicabilità  dei contratti «parasubordinati». Licenziamenti più facili per incoraggiare le aziende ad assumere. E in serata il premier Berlusconi ha detto a «Porta a porta», in collegamento da Bruxelles, che «i dipendenti che concluderanno i contratti di lavoro (licenziati dalle aziende, ndr) troveranno nello Stato la garanzia, attraverso la cassa integrazione, di avere il tempo, remunerati, di trovarsi un nuovo lavoro».
Opere e imprenditoria. Il piano delle opere pubbliche verrà  accelerato attraverso l’indicazione, entro fine anno, di criteri che favoriscano l’intervento dei privati. Già  nelle prossime settimane saranno individuate «alcune opere immediatamente cantierabili» che beneficeranno della defiscalizzazione Irap e Ires a vantaggio dei concessionari. Verranno sbloccati i contratti di programma degli scali. Nella lettera si rilancia il piano per i mutui alle giovani coppie già  varato dal ministero della Gioventù.
Sempre entro l’anno sarà  adoperata la leva fiscale per favorire la capitalizzazione delle aziende. Mentre, per garantire pagamenti certi ai clienti della pubblica amministrazione, sarà  predisposto un sistema di certificazione dei debiti per consentire che vengano scontati presso le banche. Nella lettera si riepiloga l’impegno per il riordino degli incentivi alle piccole e medie imprese e si annuncia la costituzione di zone «a burocrazia zero» in via sperimentale per tutto il 2013 e della digitalizzazione delle certificazioni.
Più concorrenza. Sarà  generalizzata la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali entro il primo marzo, così come verranno rafforzati i poteri dell’Antitrust sui provvedimenti degli enti locali. Riepilogando alcuni interventi già  varati, il governo promette che nel decreto Sviluppo ci saranno «altre misure per rafforzare l’apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali». Per questi ultimi è stabilita l’introduzione a livello nazionale di «sistemi di garanzia per la qualità  dei servizi» nel comparto idrico (entro 3 mesi), dei rifiuti (6), dei trasporti (9) e delle farmacie comunali (12). Nel decreto Sviluppo sarà  presenta una norma in base alla quale non sarà  possibile attribuire diritti di esclusiva nelle ipotesi in cui l’ente locale affidante non proceda a realizzare un sistema di affidamenti di mercato.
Ancora statali e giustizia. «Per rendere più efficiente, trasparente, flessibile e meno costosa la pubblica amministrazione» saranno introdotti con meccanismi sanzionatori la mobilità  obbligatoria, la cassa integrazione con conseguente riduzione salariale e del personale e il superamento del numero attuale degli impiegati necessari a svolgere un determinato lavoro. In questo caso non viene indicata una scadenza temporale, invece entro il 30 aprile 2012 sarà  costituito presso il ministero della Giustizia un gruppo tecnico che individui soluzioni per snellire il contenzioso. Verrà  anche creata una banca dati per le statistiche civili e fallimentari.
Tra le misure per la crescita viene anche indicata la riforma costituzionale, da attuare in 6/12 mesi, che introdurrà , tra l’altro, la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione delle Province e la riforma in senso federalista.
Le pensioni. Il governo sul punto riepiloga la situazione attuale e precisa che la normativa previdenziale «è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi». Si ricorda il meccanismo di aggancio dell’età  pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010, in base al quale il requisito anagrafico per il pensionamento sarà  pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026.
Si ricorda inoltre che sono già  stati rivisti i requisiti necessari per l’accesso al pensionamento di anzianità . E che tali requisiti aumenteranno gradualmente fino ad arrivare a regime a partire dal 2013. Insomma, sul tema non c’è alcuna novità .
Allo stesso modo il governo ricorda che la delega fiscale e assistenziale «è già  all’esame del Parlamento e sarà  approvata, entro il 31 gennaio 2012». In caso di ritardo nell’attuazione del provvedimento oltre il 30 settembre 2012, le agevolazioni fiscali vigenti saranno ridotte del 5% per l’anno 2012 e del 20% a decorrere dal 2013. In alternativa, anche parziale, si è stabilita la possibilità  di disporre la rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette, inclusa l’accisa.
Conclusioni. Le riportiamo fedelmente così come appaiono nell’ultima pagina della lettera: «Siamo sicuri che, con l’impegno di tutti, scaturito dalla consapevolezza che ci troviamo a fronteggiare problemi che riguardano l’intera Unione e la tenuta stessa della moneta comune, dunque problemi non circoscrivibili a questa o quella debolezza o forza nazionali, consegneremo ai giovani un’Europa più forte e più coesa».


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