La Tunisia «seduce» i precari

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Lo scorso autunno sarebbe potuto essere argomento di un romanzo di fantascienza, invece, dopo le straordinarie giornate di lotta d’inverno e primavera del movimento tunisino, è realtà : «Noi studenti, lavoratori precari, disoccupati, attivisti e militanti del mondo vi chiamiamo per un meeting transnazionale in Tunisia per condividere e costruire delle strategie di lotte comuni». E l’appello – lanciato dal comitato promotore insieme ad altre reti di lotte come il Klf e NoBorder – ha funzionato, vista la partecipazione alla prima assemblea plenaria di giovedì, che ha dato parola e occasione di confronto a più di 400 partecipanti, tra delegazioni internazionali e numerosi collettivi e organizzazioni del movimento tunisino.
Stagioni di lotta
Subito dopo una lunga introduzione, il primo grande applauso è per Meher, militante dell’Unione dei Diplomati Disoccupati, che ha concluso il suo discorso affermando che «la rivoluzione è appena iniziata» e che le questioni politiche e sociali che avevano dato il via al movimento rivoluzionario tunisino nello scorso dicembre sono in gran parte ancora insolute e ragione di autorganizzazione e lotte. Di seguito un fiume di altri inteventi: dai ragazzi della prima biblioteca popolare autogestita della Tunisia al Movimento dei Giovani Liberi tunisini, da Edufactory alle reti antirazziste europee ed africane, e poi il Comitato di Lotta popolare NoTav, i Lavoratori Invisibili della Slovenia, Allincluded di Amsterdam, e numerosi collettivi e coordinamenti studenteschi compreso quello algerino, protagonista di una stagione di lotta importante contro la riforma scolastica e universitaria conclusosi con un grande corteo ad Algeri, capace per la prima volta dopo decenni di portare la protesta fin sotto il palazzo del primo ministro.
«Rete di Lotte» era il titolo ufficiale del meeting e tutto sembra che la trama «transnazionale contro la crisi e per la giustizia sociale» si stia tessendo tra workshop tematici disseminati per le facoltà  di Tunisi ma anche nel resto del paese, come nel caso dell’appuntamento dedicato all’immigrazione ad Hammam Lif (località  costiere da cui tentano il viaggio verso l’Europa centinaia di tunisini all’anno), o del workshop concentrato sul «fare inchiesta sociale» ed autorganizzazione, che non poteva che tenersi a Sidi Bouzid, città  madre della rivoluzione tunisina. E mentre aspettiamo che termini l’ultima assemblea fuori alla facoltà  9 Avril, mentre tutti discutono della giornata di dibattito, un militante tunisino lo dice: «Qui stiamo facendo la storia, la nostra storia». E un altro risponde: «Forse, ma intanto pensiamo al presente, il 15 ottobre è vicino».


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