«Questo governo se ne deve andare. Ha fallito su tutto»

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Questo governo se ne deve andare. Malgrado il bel programmino spedito all’Ue? «Non ci stancheremo mai di ripetere che questo governo se ne deve andare. Ogni giorno che passa sono altre macerie sul nostro presente e soprattutto sul nostro futuro». Lo dice Susanna Camusso, segretaria della Cgil, a poche ore dall’ultima sceneggiata del nostro presidente del consiglio e a poche ore dalla grande manifestazione romana dei pensionati. Manifestazione che esprimerà  inevitabilmente un altro calorosissimo, profondissimo, accoratissimo “no” al governo.
Insomma la lettera all’Unione europea non ha convinto il segretario della Cgil?
«Malgrado Berlusconi abbia puntigliosamente dettato mesi e scadenze, credo che non abbia convinto nessuno. È solo un elenco di cose, è un elenco di luoghi comuni, che non contengono nessuna ragione di crescita (a proposito, dove è finito il decreto sulla crescita con le norme per salvaguardare i figli, alcuni figli, di Berlusconi?) e che, per giunta, questo governo, come s’è più volte visto, non avrà  mai la forza di realizzare. Che cosa farà ? Si presenterà  in Parlamento chiedendo la fiducia sulla libertà  di licenziare per decreto? Mi sembra un’operazione mediatica. Berlusconi potrà  vantarsi d’aver ottenuto il consenso dell’Europa e intanto tirerà  avanti, provocando ulteriore danni, nell’irresponsabilità  totale di chi non sa intervenire e non interviene di fronte alla crisi del paese».
Lei ci ha ricordato che per la prima volta nella storia della Repubblica abbiamo un ministro del lavoro che è contro i lavoratori. Conferma? «Un ministro del lavoro che odia i lavoratori. Non capisco che cosa abbiano fatto di male i lavoratori per suscitare tanta ostilità  da parte di Sacconi, un atteggiamento vendicativo immotivato, che si materializza nell’idea singolare che si possa rimettere in sesto l’economia di un paese mortificando i diritti, senza rendersi conto d’aver in questo modo dato corpo semplicemente a una politica fallimentare. Intanto sul bersaglio ‘licenziamenti facili’ hanno puntato con un accanimento incomprensibile, dall’articolo 18, al collegato lavoro, all’articolo 8, in una società  dove mai si è vietato di licenziare. Secondo loro un imprenditore non assume perché poi non potrebbe licenziare. Niente di più falso. Secondo questo governo ci sarebbe stato e ci sarebbe bisogno di maggior flessibilità . Finora hanno solo creato precarietà , ma la precarietà  non aiuta le imprese: ne abbassa solo la qualità  della vita e abbassa la qualità  dei prodotti, le rende più vulnerabili, meno competitive. La loro precarietà  colpisci i giovani, ruba ai giovani il futuro, cancella risorse, moltiplica il nostro debito. Da che cosa nasce la fuga dei cervelli? E quale danno rappresenta dal punto di vista economico? Siamo l’unico paese al mondo che taglia sulla scuola, taglia sulla ricerca, sull’innovazione».
Leggendo la missiva berlusconiana, pare che l’evasione fiscale sia scomparsa dall’elenco delle calamità  nazionali e dei buoni propositi. Una dimenticanza o il riflesso di un lucido progetto? «Il progetto di Berlusconi è chiaro: proteggere il proprio elettorato, fareinmodocheifortieifurbinon debbano mai in alcun senso pagare. Ancora una volta vincono loro, i furbi e i forti: l’evasione la lasciamo da parte, i patrimoni non li tocchiamo, magari prepariamo qualche decina di condoni. Ne risulta l’esaltazione dell’individualismo, dell’esibizione impunita di ricchezza, della riconoscibilità  che ne deriva, in uno stato destrutturato sulla scia di autoritarismo e populismo. L’unica politica di crescita realizzata è stata quella delle disuguaglianze. La giustizia sociale è scomparsa. Pensassero a un paese diverso, si sarebbero presentati all’Europa dicendo: l’economia sommersa in Italia vale un quarto del Pil, l’evasione fiscale pesa quanto le ultime finanziarie, colpiremo l’evasione fiscale, faremo emergere il sommerso, liberando forze positive, e così daremo un bel contributo al risanamento. Invece no: colpiscono i pensionati, penalizzano i lavoratori dipendenti, cacciano gli statali, vogliono libertà  di licenziamento». Neanche un cenno alla patrimoniale, per la quale persino Confindustria s’è spesa…
«Non vogliono mettere le mani nelle tasche degli italiani. È il ritornello. Sappiamo bene quanto invece le mani le abbiano ficcate nelle tasche dei più deboli. Basterebbe ricordare i tagli agli enti locali, che significano ridimensionamento dei servizi alla persona…».
Non dimentichiamo la “perla” delle pensioni…
«Come se l’innalzamento dell’età  pensionabile, gradualmente, non fosse già  un obiettivo della riforma Dini». La Cgil è pronta alla mobilitazione con gli altri sindacati. Gli altri sindacati, Cisl Uil Ugl, sono pronti alla sciopero generale, ma firmano un comunicato senza chiamare in causa la Cgil. Non è un po’ strano? Il solito Sacconi anticipa che il fronte sindacale non si ricompatterà  mai… Sarà  possibile ritrovare l’unità ?
«Sacconi non perde il vizio di voler decidere lui quel che devono fare i sindacati.Per il resto ho ascoltato dichiarazioni importanti, anche se non mancano le ambiguità . Io credo che non si possa trattare sulla libertà  di licenziamento».


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