«Una rete protettiva per Italia e Spagna»

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ROMA — Sarebbe il «piano B», la «rete di sicurezza» da mettere in atto nel caso Spagna e Italia non ce la facessero a riprendersi e a scrollarsi di dosso la pressione dei mercati sui rispettivi titoli pubblici e finissero per essere contagiati dalla crisi che ha infettato la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo. Ne starebbero parlando, secondo quando riferisce l’Ansa, gli emissari di Fmi, di Ue e di Bce, presso i quali però non si trovano conferme. In questo ipotetico «contingency plan», verrebbero coinvolti anche i Paesi emergenti, Cina in testa, ma potrebbe essere necessario un aumento di capitale del Fondo monetario. Un’idea questa allo studio da tempo — appoggiata dal direttore generale Christine Lagarde e sollecitata anche dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che sono pronti a dare il loro aiuto all’Europa ma chiedono nel contempo un aumento del proprio ruolo all’interno dell’organismo di Washington. Ipotesi che però è stata accantonata all’ultima riunione dei ministri finanziari e dei governatori del G20 di Parigi per essere riproposta al vertice dei capi di Stato e di governo sempre del G20 a Cannes il 3 e 4 novembre. Il Fondo monetario internazionale «deve assumere un ruolo più importante per risolvere la crisi dell’eurozona» ha rilanciato ieri il governo indiano confermando al pari di quello brasiliano la disponibilità  ad aiutare l’Europa. E il presidente Usa Barak Obama è tornato a chiedere al Vecchio continente in vista del G20, «di risolvere il prima possibile» la crisi.
A Bruxelles le fonti ufficiali smentiscono però l’esistenza di un «piano B» seppure in forma ancora informale e iniziale. «L’unico piano che esiste — ha affermato il portavoce di turno della Commissione europea — è quello deciso dal vertice dell’eurozona mercoledì scorso». Tra le conclusioni del summit, c’è infatti anche il potenziamento del cosiddetto Fondo salva Stati (Efsf), attraverso la creazione di un nuovo veicolo finanziario ad hoc garantito dallo stesso Efsf e aperto alla partecipazione dell’Fmi e di altri investitori internazionali che avrebbe lo scopo tra l’altro, di acquistare i titoli di Stato dei Paesi sotto attacco dei mercati o a rischio contagio. È in relazione a tale nuovo strumento non ancora varato che, precisano ancora a Bruxelles, sarebbero in corso contatti con Washington e con altri investitori di fondi sovrani, come i cinesi.
L’accordo di Bruxelles «deve essere applicato in modo rigoroso e rapido in tutti i suoi aspetti: è decisivo», ha intanto esortato in un’intervista al quotidiano tedesco Bild, il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet. Il quale, in un lungo colloquio col quotidiano francese Le Monde, si è soffermato sulla gravità  dell’attuale crisi. «Nella tempesta, la direzione è chiara: il mandato dato dalle democrazie europee. Bisogna essere in uno stato d’allerta permanente. Le intemperie sono particolarmente intense da quattro anni», ha affermato. Tra due giorni, il primo novembre, al suo posto al comando della Bce, subentrerà  il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. Ma non ci saranno strappi. «L’equipaggio della Bce è sul ponte. Non cambia. Il futuro presidente è sulla nave da anni. Ha partecipato a tutte le decisioni in modo collegiale. Ha un’esperienza considerevole», ha osservato Trichet. E non ci saranno deviazioni di percorso neanche sull’acquisto di titoli pubblici dei Paesi in difficoltà  come l’Italia. A questo riguardo «Mario Draghi ha ripetuto quello che il Consiglio ha indicato in precedenza», ha precisato il banchiere francese negando così la possibilità  di pressioni politiche su Draghi da parte dell’Italia a cui ieri il ministro delle Finanze tedesche Wolfgang Schà¤uble ha chiesto di «attuare le riforme necessarie per convincere i mercati». Non ha dubbi sulla forza della moneta unica Pier Carlo Padoan, capo economista dell’Ocse, per il quale «l’euro è una valuta forte, che avrà  un grande futuro. Sta a noi europei confermarlo».


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