Niente soldi alle scuole cattoliche? Allora niente bacchettate al premier

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Giammai, dice Crociata: «Attribuire intenzioni del genere alla prolusione del presidente della Cei è fuori luogo». Però ribadisce che le istituzioni sono compromesse da «comportamenti impropri» e da fenomeni «di corruzione diffusa».
Insomma un passo indietro e uno avanti, nel consueto stile delle gerarchie ecclesiastiche, le quali hanno capito che non conviene né scomunicare né dare patenti di ortodossia a nessuno, per poter così ottenere da tutti (se ne parlerà  anche oggi a Roma dalle ore 10 in via dei Verbiti 1, nel convegno Dare a Dio quel che è di Cesare? organizzato da diverse realtà  cattoliche di base).
Non a caso Crociata – stimolato dall’approvazione di un ordine del giorno del Partito democratico che chiede al governo di destinare anche l’otto per mille alle scuole statali -, parla di finanziamenti alla scuola cattolica: «È falso che la scuola paritaria tolga risorse a quella pubblica. La scuola cattolica è una componente della scuola pubblica. Purtroppo subisce una condizione di limitazione», di ordine economico intende dire, e «diverse scuole paritarie continuano a chiudere», privando «molte famiglie della possibilità  di dare ai propri figli un’educazione in scuole cattoliche». Non bastano quindi i 245 milioni di euro quest’anno assegnati da Tremonti, ce ne vogliono di più: la maggioranza è avvisata, e anche l’opposizione.
«Le parole di Crociata non solo chiariscono il senso della prolusione di Bagnasco mettendo fine alle indebite speculazioni di questi giorni, ma soprattutto mettono in mora tanti laicisti evidenziandone le contraddizioni e l’ipocrisia», esulta il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello. Anche se nel comunicato ufficiale della Cei vengono ribaditi il «disorientamento culturale e morale» diffuso nel Paese, il «deterioramento del senso civico e della vita pubblica» e «l’incidenza della questione morale», che veicola «una visione individualistica dell’esistenza tanto più superficiale, quanto più irresponsabile e fuorviante».
In ogni caso alcuni esponenti del Pdl (9 in tutto, fra cui i cattolici Formigoni, Lupi, Mantovano, Roccella, oltre allo stesso Quagliariello), senza attendere le precisazioni di Crociata, avevano già  scritto una lettera aperta, pubblicata ieri da Avvenire. La Chiesa non può esimersi dal giudicare «secondo la dottrina e la morale cristiana» alcuni comportamenti personali «diventati clamorosamente pubblici grazie a un’intrusione violenta nel privato», mettono le mani avanti. E contrattaccano: «Non possiamo accettare che siano gli alfieri del laicismo più sprezzante, chi abitualmente dileggia la morale sessuale cattolica e vorrebbe una Chiesa muta e intimidita, a plaudire oggi alle parole dei vescovi».
Si parla ancora di partito cattolico. È necessario avviare «percorsi culturali e politici innovativi, all’interno dei quali la responsabilità  dei cattolici è chiamata a spendersi con ritrovato vigore», si legge nel comunicato della Cei. E Crociata: «Non abbiamo partiti da promuovere o da organizzare», si tratta però di risvegliare quel «giacimento culturale e di valori del mondo cattolico che è nel tessuto sociale» e di «convergere a partire da questo patrimonio». Ma conferma che Bagnasco aprirà  il seminario a porte chiuse promosso a Todi il prossimo 17 ottobre dalle associazioni cattoliche del mondo del lavoro (Acli, Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Movimento Cristiano Lavoratori e Compagnia delle Opere) a cui parteciperà  anche Andrea Riccardi della Comunità  di Sant’Egidio, uno dei principali animatori della ricomposizione politica dei cattolici. Forse lì si capirà  meglio la natura di quel non identificato «soggetto cristiano» auspicato dalla Cei.


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