NOI IN PIAZZA PERCHà‰ IL PAESE È AL COLLASSO

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Il paese è al collasso. Il governo ha prima ostinatamente negato l’esistenza della crisi per poi mettere le mani nelle tasche dei lavoratori dipendenti e dei pensionati per coprire i buchi di bilancio e per salvare un sistema che fa acqua da tutte le parti.
Le recenti manovre economiche – anziché andare a toccare i privilegi delle caste, i grandi patrimoni o gli evasori – hanno colpito ancora una volta le fasce più deboli chiedendo a loro di saldare i conti di un paese malandato e ormai inaffidabile a livello europeo ed internazionale. Milioni di pensionate e di pensionati si ritrovano così con pensioni sempre più povere e sottili e con un welfare sempre più debole che non è in grado di fornire neanche i servizi più elementari. I tagli agli enti locali si manifesteranno a breve e in tutta loro drammaticità  nella vita quotidiana delle persone, soprattutto di quelle più bisognose e indifese, e porteranno allo smantellamento della politica socio-assistenziale del paese. Il governo ha deciso, poi, di scagliarsi con una cattiveria senza limiti nei confronti dei non auto-sufficienti tagliando le risorse del Fondo nazionale a loro destinato e delle donne con l’aumento indiscriminato dell’età  pensionabile. Non ci dimentichiamo, però, di quanto fatto nei confronti dei lavoratori dipendenti ed è per questo che abbiamo sfilato insieme a loro in occasione degli scioperi generali indetti dalla Cgil e all’ultima manifestazione del pubblico impiego e della scuola. Gravissimo è il processo di destrutturazione operato ai danni del contratto nazionale e il continuo tentativo di riscrivere le regole del gioco per consentire alle imprese di fare profitto senza dover rendere conto a nessuno. Il marchionnismo, che qualcuno forse ha sottovalutato pensando fosse solo un fenomeno passeggero ascrivibile ad un eccentrico ‘padrone’, sta facendo sempre più proseliti e ha permesso al governo di portare a casa quell’articolo 8 contenuto nella manovra di settembre. Siamo, quindi, di fronte ad una vera e propria contro-riforma della legislazione in materia di lavoro che cancella diritti fondamentali conquistati con fatica e sacrificio in anni e anni di lotte dal movimento sindacale ed operaio. Il continuo attacco ai dipendenti pubblici e della scuola, invece, suona ormai come una questione personale e porta al sostanziale ridimensionamento dei servizi per i cittadini, dell’istruzione e delle attività  di ricerca.
Ma drammatica è soprattutto la questione giovanile, con le nuove generazioni che non hanno alcuna prospettiva occupazionale e meno che mai previdenziale. È proprio per loro che non possiamo permetterci di stare fermi a guardare e dobbiamo adoperarci per cambiare lo stato delle cose e per mandare finalmente a casa questo governo. Siamo con tutti quei giovani che in queste settimane stanno protestando pacificamente e senza mai coprirsi il volto contro la crisi e per rivendicare un futuro diverso. Vorremmo che anche loro fossero con noi in piazza per smentire chi ci vorrebbe gli uni contrapposti agli altri in uno scontro generazionale che non ha davvero ragione di esistere.
Il 28 ottobre piazza del Popolo si tingerà  del rosso delle bandiere della Cgil e dello Spi. Saremo in tanti per chiedere a questo governo di fare un passo indietro per consentire al paese di tornare ad un livello di civiltà , di giustizia e di uguaglianza. Il 28 ottobre noi non dormiremo.
* Segretario generale Spi-Cgil


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