Obama l’«indignado»

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 NEW YORK.Sono arrivati in parecchie migliaia, tra quindici e ventimila, dicono gli organizzatori. Da tre settimane studenti, sindacalisti, giovani stanno occupando una striscia di verde vicino a Wall Street che si chiama Zuccotti Park. Con loro, moltissimi sessantenni che riconoscono in quei ragazzi le loro lotte di gioventù. Sono venute anche intere famiglie, un manipolo di grannies against greed (nonnine contro l’avidità ), infermiere, autisti dei trasporti pubblici della città , insegnanti, accademici, l’artista Shirin Neshat e la documentarista Oscar Barbara Kopple, la commentatrice di sinistra Amy Goodman, il solito Michael Moore e un esercito di cronisti. Avevano cartelli di tutti i tipi – mangiamo i ricchi, il diritto al lavoro è un diritto umano, siamo la nuova Tunisia e il nuovo Egitto, tassate Wall Street…

Nella luce di un magnifico pomeriggio autunnale, Manhattan si è mossa per venire a vedere cosa sta nascendo nel cuore della cittadella finanziaria newyorkese: l’abbozzo di un movimento, il cui messaggio generico ma inequivocabile è basta con la tirannia delle banche, basta con l’ingiustizia che privilegia un margine minimo della popolazione e penalizza la stragrande maggioranza degli americani. Un messaggio che sta raccogliendo solidarietà  un po’ dovunque.
Non a caso anche il presidente Barack Obama, che finora era stato zitto, ha dovuto pronunciarsi, organizzzando a sorpresa una conferenza stampa. Formalmente dedicata a sostenere il suo piano di rilancio economico, Obama ha parlato per dimostrare di non essere lontano da un movimento sempre più vasto di opinione pubblica, che si professa disilluso anche nei suoi confronti e di cui Occupy Wall Street rappresenta un’ espressione perfetta e multiforme.
«Quello che sta succedendo a New York e in altre città  del paese esprime la frustrazione degli americani», ha detto il presidente. «Abbiamo attraversato la più grande crisi economica dopo la Grande depressione. La crisi ha provocato un enorme danno collaterale e, due anni dopo, alcune delle stesse persone che hanno prvocato quella crisi stanno cercando di eliminare i limiti da noi posti per evitare che si ripeta quello che è successo. E’ chiaro che la gente non è contenta… Ed è chiaro che questo scontento avrà  conseguenze politiche nel 2012, ma anche dopo». Obama sa che non potrà  mai vincere alle urne, se non riesce a portare dalla sua studenti e sindacato.
Il presidente statunitense si è difeso dalle accuse secondo cui la sua amministrazione sarebbe stata troppo indulgente con Wall Street. Ha ricordato il pacchetto di leggi Dodd-Frank, varate per regolare le attività  delle banche, che i repubblicani, con l’appoggio entusiastico di quelle stesse banche, hanno promesso di far revocare. Ma si è ben guardato dall’adottare un tono che avrebbe potuto essere confuso con un populismo anti Wall Street di stampo rooseveltiano, difendendo invece la centralità  e l’importanza dell’attuale sistema finanziario. Infine, rivolgendosi al Congresso, ha aggiunto: «La gente ha bisogno di aiuto, di lavoro ora. Il piano occupazione va approvato subito, perché avrà  effetti molto significativi sull’economia e sull’occupazione in tutta l’America. E chi non lo vuole votare dovrà  spiegare perché».
E’ una danza difficile quella che vuole mantenere, viste le reazioni di empatia che Occupy Wall Street sta riscuotendo anche tra alcuni economisti e, dopo la manifestazione di mercoledì, anche da alcuni membri democratici del Congresso. Persino il capo della Federal Reserve, Ben Bernanke, apostrofato sul tema, si è lasciato scappare un «non è che posso proprio dar torto ai manifestanti».
Con l’aiuto delle maggiori organizzazioni sindacali della città  e di gruppi di attivisti che agiscono su scala nazionale, Occupy Wall Street ha tenuto mercoledì pomeriggio la sua manifestazione finora più grossa e strutturata. Analoghe marce erano previste in altre città , come Boston, Los Angeles e Chicago. Contrariamente a quelle precedenti, questa volta erano stati rilasciati dei permessi per un tragitto prestabilito: riunione a Foley Square, la piazza del tribunale, e marcia verso sud, direzione Zuccotti Park, passando davanti al municipio. Il tutto si è svolto con relativa calma, tra le 3 del pomeriggio e le 8 di sera.
Forse scottata dalla cattiva pubblicità  che gli si è riversata contro dopo i settecento arresti del week end scorso e consapevole dell’attenzione mediatica, la polizia si è mossa con cautela, chiudendo alcune strade quando la folla si è rivelata più numerosa del previsto. Alle fine della serata, sono stati comunque compiuti una trentina di arresti. Completamente assente il sindaco Bloomberg.


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